Autenticità e modernità. Così, in Europa, il marchio Schott NYC ha superato la pandemia e ora, con una serie di collaborazioni, vuole sfidare anche le attuali drammatiche contingenze causate dalla guerra in Ucraina. Schott, che nel Vecchio Continente è sotto la gestione del gruppo francese JAJ, è passato attraverso Covid subendone il meno possibile gli effetti perché i suoi giubbotti in pelle sono ritenuti dai consumatori “una sicurezza”. In altre parole: non risentono della frenetica volubilità delle tendenze moda e, grazie anche alla valorizzazione del materiale, generano una solida fidelizzazione al consumo. Ora, però, è giunto il momento di pigiare ulteriormente sull’acceleratore. Come? Puntando (molto) sulle collaborazioni.
La nuova via dei giubbotti in pelle Schott
Groupe JAJ ha chiuso il bilancio dell’esercizio 2021/2022 a quota 24,1 milioni di euro, in crescita del 25,2% rispetto al precedente e di oltre il 20% sul 2019/2020. Stesso trend nei primi tre mesi 2022/2023, con entrate salite di oltre il 22%. Un aumento verificato in tutti i mercati tranne che nel Regno Unito a causa della Brexit. Ottimi risultati, basati, dice JAJ, su una particolare percezione del brand.
Autenticità vincente e intergenerazionale
Collaboro ergo sum
La nuova via di Schott, ora, è indirizzata sul sentiero delle collaborazioni. Obiettivo: aumentare riconoscibilità e visibilità. Così, dopo il lancio della collezione condivisa con Coach dello scorso ottobre, Schott firmerà alcuni capi con Lee Jeans mentre il suo modello iconico, Perfecto, sarà rivisitato da Sacaï e da Saint Laurent. A settembre, poi, sarà la volta della collaborazione con il giovane brand Walk in Paris e per i 50 anni del brand lifestyle Smiley. (mv)
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