Lo choc positivo dei capispalla Moorer, che nel 2020 fanno +20%

Lo choc positivo dei capispalla Moorer, che nel 2020 fanno +20%

Per i capispalla Moorer “la notizia scioccante” è che nel 2020, cioè l’anno del coronavirus e della crisi, fanno il +20%. Lo racconta a La Verità l’amministratore delegato Moreno Faccincani: il brand veronese “ha chiuso il 2019 con un fatturato consolidato a quota 30 milioni”, mentre si appresta “a raggiungere i 35” a fine anno. Certo, la pandemia ha fatto sentire i suoi effetti: certi investimenti sono stati rimandati, mentre certi altri (come il monomarca a Milano) hanno reso meno delle aspettative. Ma il percorso rimane positivo.

Capispalla Moorer

Il +20% dell’anno si inserisce in una serie storica di segno favorevole. “Eravamo già un’azienda che stava crescendo – rivendica Faccincani –. Mentre un anno e mezzo fa è entrato il gruppo Borletti (private equity e fondo immobiliare, ndr)”. L’esperienza affonda le radici nell’azienda della famiglia Faccincani, produttrice di abbigliamento per conto terzi. Nel 1999 Moreno ha lanciato sul mercato il primo marchio proprio, Fejem. Nel 2005 con Moorer, che oggi ha 100 dipendenti, ha deciso di attaccare il top di gamma.

Alto, made in Italy

Qual è la ricetta seguita da Faccincani per il suo Moorer? “Ho puntato su un marchio solo e su un’eccellenza in un progetto di alto livello – spiega –. Ho visto successi di altre aziende, nella mia esperienza professionale, dove trovavi o solo il marchio senza prodotto, ma anche prodotti senza marchio”. Lo scenario competitivo, insomma, era affollato da aziende forti nel marketing o nella qualità del prodotto, raramente in entrambe le cose insieme. “Ho voluto entrambi gli aspetti che significano made in Italy – continua l’imprenditore -. Via via Moorer è cresciuto e non mi sono mai accontentato. Tuttora non mi accontento mai”.

Ma il virus c’è

Malgrado il complessivo trend positivo, il virus, dicevamo, ha comportato qualche problema. “A causa dell’emergenza sanitaria abbiamo slittato al 2021 tutti i piani previsti per il 2020 – riconosce l’AD –. Quindi nei prossimi mesi intensificheremo la rete reteail con tre monomarca a Osaka, Mosca e Monaco”. A Milano, intanto, va male. “L’apertura in Montenapoleone è avvenuta a inizio pandemia: ora è il negozio che sta soffrendo di più, un disastro. Invece gli altri mercati crescono in maniera esponenziale”. Nord Europa e Nord America sono la chiave del successo odierno. La Cina può essere quella del futuro: “Fare un buon lavoro in Cina prevede investimenti importanti – conclude Faccincani –. Non si riesce a fare una crescita graduale come negli altri Paesi. O si entra in Cina in maniera prepotente o non si entra”.

Immagini tratte da moorer.clothing/it

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