Ci risiamo. PETA, organizzazione di estremismo animalista da sempre antagonista alla moda del lusso, annuncia di aver comprato alla Borsa di Parigi azioni del gruppo LVMH. Lo ha già fatto con Prada e Hermès. Non per beneficiare a fine anno dei dividendi prodotti dalle holding della moda, ma per acquisire il diritto di partecipare e prendere parola durante le assemblee degli azionisti. Non è un caso che PETA ora sia diventata shareholder proprio del gruppo della famiglia Arnault: la sua ultima campagna ha nel mirino la supply chain vietnamita del marchio Louis Vuitton. Una recente video-inchiesta dell’organizzazione mostra due aziende asiatiche, che hanno venduto pelli di coccodrillo a una conceria del gruppo LVMH, allevare e macellare i rettili in maniera “inumana”. “Alzeremo la voce nella sala di consiglio perché sia interrotta la vendita di qualsiasi borsa, cinturino, o scarpa fatte con la pelle di un rettile” tuona in un comunicato Mimi Bekhechi, direttrice dei programmi internazionali di PETA. Uno schema noto, già provato la primavera scorsa con Hermès. I produttori della celebre Birkin, però, anche dopo l’intemerata ambientalista non hanno rinunciato allo struzzo. C’è da credere che PETA non persuaderà neanche LVMH. Ma avrà trovato una nuova occasione di autopromozione. (rp)
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