COVER STORY | L’ETERNA PROMESSA
Fermo al palo
Doveva essere ratificato nel 2015. Poi nel 2016. Adesso si dice nel 2017. Il trattato di libero scambio tra UE e Giappone aspetta ancora di essere firmato. Ma le parti sono distanti, mentre Trump e Brexit confondono le acque.
Tokyo sulla nostra pelle
La concia italiana detiene la fetta più grande dell’import giapponese di pelli finite: 32%. Il valore del fatturato estero potrebbe esplodere (+500%) in un regime di libero mercato. Il problema è che c’è ancora il sistema di quote. Che potrebbe rimanere per altri 10 anni.
Prassi nipponiche
La testimonianza del vegetale, che a Tokyo piace moltissimo. I giapponesi pretendono moltissimo, ma senza un intermediario sei out. Comprano poco, raddoppiano i prezzi e giocano con i cartellini. Lineapelle meets Tokyo.
GLI ALTRI SERVIZI
Quando pelle non è
Il gioco sporco della contraffazione va oltre l’uso ingannevole della parola “ecopelle”. L’economico, spesso, si dichiara in “pelle”, ma non lo è. Capita più nella pelletteria. Attenti ai marchi.
I furbetti della dogana
Alle casse dell’UE mancano 2 miliardi di euro di dazi non
incassati. Ai Pesi membri 3,2 miliardi di iva non versata. Londra ha fregato Bruxelles. Facendo passare abbigliamento e calzature cinesi sotto costo pur di tenere attivi i porti industriali.
Dinamici e trasversali
Il caso UBC, piattaforma vicentina di outsourcing (non solo calzaturiero). Fatturato raddoppiato in 4 anni, organizzazione produttiva che dall’Italia arriva al Far East, massima attenzione alla qualità (sportiva) del prodotto. Sportiva di lusso: Carlyle chiude per Golden Goose.
Trimestre al futuro
Calzature, accessori, imbottiti, automotive. Per tutti, i Centri Studio prevedono stagioni di crescita per i prossimi anni. Una panoramica sull’inizio del 2017, però, suggerisce che bisogna ancora stringere i denti. Le 4 ruote vanno bene, le scarpe sembrano a un passo dal rilancio, le borse scommettono sui turisti e l’arredo sui nuovi consumatori.
40 anni di Dingo
Festa grande a Lineapelle per la conceria toscana che dal 1977 “mantiene lo stesso nome e la stessa partita iva”. Artigianalità, concia al vegetale, coerenza e capacità di adattamento per guardare al futuro.
Hazaribagh, scontro totale
L’Alta Corte di Giustizia del Bangladesh impone il taglio delle forniture alle concerie del distretto. Gli imprenditori rispondono paventando licenziamenti in massa. La questione ambientale rimane sullo sfondo dello scontro istituzionale.
Volevamo il TPP
Ci “accontentiamo” di altri accordi di libero scambio (UE compresa). La scarpa di Hanoi scottata dalla decisione di Trump, cerca soluzioni, non smette di coltivare (grandi) ambizioni, ma non riesce, in casa propria, a battere la concorrenza cinese. L’ambizione dei 54 miliardi.
La scarpa vende a est e scivola a nord
Il 216 dei consumi calzaturieri europei, secondo Eurostat, rivela una profonda spaccatura. Crescono (soprattutto) a est, scivolano (in particolare) a nord, rallentano a sud. La mappa delle vendite continentali di calzature apre la porta a una fase di potenziale disillusione: tanto si parla di ripresa, altrettanto potrebbe essere il livello di delusione scoprendo, nel 2017, di vivere una fase di rinnovata stagnazione degli acquisti di scarpe.
Il caso della settimana – Il fast fashion e i dipendenti
Accessori all’americana – Giovani, emergenti e discreti
Numbers – Il volume e il valore di una fregatura (infografica)
Ipse dixit – Il logo Hogan? Lo reinventiamo, perché…
Pop Up – Effetto-Kardashian per Olgana Paris
Yesterday is Here – Tratto da LaConceria del febbraio/marzo 1936
Punto di domanda – Ring africano
Celebrazione francese – Nasce la Citè du Cuir
Tra le righe – Brasile 2017: la concia parte malissimo, la scarpa ha paura (di Trump)
Ricerca e dintorni – Poliuretano, next coatings generation: due esempi