L’export dell’area pelle pakistana crolla in valore, mentre i calzaturieri indiani sono in rivolta contro il Governo

Buio pesto per l’area pelle pakistana. Arrivata all’11esimo mese dell’anno fiscale 2016-2017, il bilancio è negativo. Il fatturato dell’export, pari a 845,4 milioni di dollari (poco più di 750 milioni di euro) e in calo del 7,9% su base annua, con ripercussioni in tutti settori: sia la calzatura (giù del 18,5% in volume e del 12,9% in valore) che degli accessori (-8,3% in valore). Magra consolazione per la concia di Islamabad: secondo l’Istituto di Statistica nazionale, l’export delle pelli finite è aumentato sì di più del 20% in volume, ma ha perso il 5,8% del valore (280 milioni circa di euro). Non sono solo gli imprenditori pakistani ad avere problemi in Asia centrale. L’associazione dei calzaturieri di Agra (India), sigla che raccoglie circa 5.000 aziende, si scaglia contro il governo di Nuova Delhi, colpevole di aver promesso sgravi fiscali al settore, salvo poi aumentare la pressione. “Con il nuovo regime in vigore dal primo luglio – si legge in un comunicato – il prelievo sale dal 12% al 18%. Quello sugli accessori dal 5% a una forbice compresa tra il 12 e il 18%. Significa un amento del 20% dei costi. È la nostra rovina”.

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