Ah, l’integralismo veg non ha salvato Musk dalla masnada green

Ah, l’integralismo veg non ha salvato Musk dalla sciarada green

La notizia di cronaca si riassume così: militanti di Extinction Rebellion il 7 marzo hanno occupato la concessionaria Tesla di Milano (in foto). Dalla nostra prospettiva, invece, la nota politica è che sta crollando l’impalcatura dell’integralismo veg a favor di marketing di Elon Musk. Lui, che ha bandito per primo gli interni in pelle dalle vetture Tesla istituzionalizzando il sillogismo (fallace) “auto elettrica = animal free”, si trova la contestazione in casa di quelli che, di solito, vedono il demonio nella “industria fossile”.

 

 

Le gambe corte dell’integralismo veg di Musk

Non stresseremo ancora l’aforisma di Pietro Nenni: “Gareggiando a fare i puri, troverai uno più puro che ti epura”. Ma è musica per le nostre orecchie vedere qualcuno contestare a Musk la strumentalizzazione delle istanze di area ambientalista. Noi è da un pezzo che lo diciamo che bandire la pelle dalle auto elettriche è un bluff utile solo agli slogan commerciali (anche se a incollarci le mani alle vetrine della concessionaria non ci avevamo pensato). Ora sono quelli di Extinction Rebellion a contestare a tutto tondo Tesla. Certo, Musk s’è dovuto sbilanciare in politica, entrando nell’amministrazione Trump e sostenendo AfD in Germania, per far traballare l’intero progetto delle sue auto elettriche (che segnano vendite in calo in Europa, mentre il valore del titolo si è dimezzato da dicembre a oggi). Quando Tesla mollò la pelle, facendo da apripista a tante mosse simili, non avremmo saputo prevedere lo scenario politico del decennio successivo. Ma avevamo snasato il bluff sulla pelle: siamo contenti che se ne stiano accorgendo anche gli altri.

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