I gruppi francesi dell’auto sono in crisi, come d’altronde il comparto globale sotto l’urto della pandemia di Coronavirus. Il Governo di Parigi è pronto ad aiutarli. Ma ha messo in chiaro le condizioni per ottenere il sostegno pubblico: soldi solo in cambio di reshoring. Stando a quanto riporta la stampa transalpina, Parigi non ci gira tanto intorno. Volumi di produzione e numero di addetti delle quattro ruote nell’Esagono sono in calo dal 2004. Ora l’intenzione è invertire la rotta.
Soldi solo in cambio di reshoring
“Ho detto ai costruttori, siamo pronti ad aiutarvi, siamo pronti a riconoscere i bonus alla conversione o a valutare tutto quello di cui c’è bisogno per migliorare la competitività dei siti francesi – sono le parole di Bruno Le Maire, ministro dell’Economia (nella foto Imagoeconomica), riportate da Les Echoes –. Dipende da quali ricollocazioni state valutando. Lo Stato mette molte risorse pubbliche sul tavolo, ma come contropartita chiede che i costruttori si impegnino affinché una certa categoria di veicoli o un certo segmento di produzione torni in Francia”.
I riferimenti
Il dibattito non è solo teorico. Renault sta contrattando un prestito garantito dallo Stato e potrebbe essere il primo ad accettare le condizioni del Governo. L’esecutivo in carica, d’altronde, approfitta di Covid-19 per raggiungere un obiettivo che si era proposto. Come già fatto per la manifattura pelle, nel programma politico di Parigi c’è anche il rimpatrio delle quattro ruote. Osserva Les Echoes che lo stesso Le Maire voleva approfittare già, nel 2019, delle difficoltà di transizione verso l’alimentazione elettrica per barattare sostegno pubblico in cambio di backshoring. Ora ce la potrebbe fare.
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