“La pelle è un materiale che viene utilizzato nell’industria dell’automotive da più di 100 anni. Ha un retaggio antico, ma è anche molto contemporanea e troverà applicazione anche nei veicoli elettrici”. Chiaro e tondo. Sic et simpliciter. Le posizione di Bentley sull’uso della pelle nel futuro delle quattro ruote è innanzitutto buon senso. Ragionevolezza. Ma, alla luce di recenti (roboanti) [iperbolici] annunci leather free di marchi come Volvo e Mini, si staglia anche come un monito. I rivestimenti per gli abitacoli vanno scelti per le qualità e le prestazioni, per la bontà della filiera e la sostenibilità dei processi. Non alla ricerca di slogan utili solo a fare engagement sui social.
La ferma posizione di Bentley
A spiegare la posizione di Bentley sulla pelle è stato Marc Stang, technical manager che si occupa proprio di Leather and Colour Development. L’annuncio è arrivato (non a caso) nell’ambito della conclusione dei lavori di Lifegoast, progetto che ha esplorato soluzioni innovative per la concia. Ecco, quelli di Bentley non vanno presi per idealisti: hanno i piedi ben piantati nel mercato. Già nel 2017 spiegavano che, crescendo la quota di pubblico di orientamento vegano, per un marchio come loro era inevitabile indirizzare parte del catalogo anche al suo soddisfacimento. Un po’ come ha di recente riconosciuto di essere pronta a fare Rolls-Royce. Ma tutt’altra storia rispetto alle adesioni ideologiche al dogma veg operate da altri player delle quattro ruote.
Errori da non commettere
C’è un problema che si pone da anni. L’auto si sta (faticosamente) convertendo all’elettrico. Alla ricerca di (spericolati) slogan in salsa green, negli uffici marketing hanno cominciato a fare un’equazione: se i motori entrano in una nuova e (auspicabilmente) più sostenibile stagione, altrettanto devono fare gli interni. Quindi gli uffici marketing hanno concluso che, per assecondare un certo veganismo alla moda, va tolta la pelle dalle vetture. Volvo, con un corredo di supercazzole sul benessere degli animali, ne ha fatto una bandiera ideologica. A questi nonsense, sulla pelle e sulla carne, rispondiamo con il numero 12 de La Conceria: perché in tanta confusione bisogna prendersi il tempo per fare chiarezza.
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