Ci siamo. L’auto italiana riavvia i motori: quando su scala internazionale i brand sono già ripartiti con le produzioni, anche le aziende nostrane del comparto si preparano alla Fase 2. Il settore arriva all’appuntamento piegato da un calo dei consumi senza precedenti. Le ultime stime arrivano da UNRAE, l’associazione che rappresenta in Italia i produttori esteri: mentre a marzo le nuove immatricolazioni hanno segnato il -85%, per aprile si aspetta il -97/-98%.
L’auto italiana riavvia i motori
Lo choc del Coronavirus può rivelarsi, però, anche l’occasione per un ripensamento della supply chain. “La pandemia ha stravolto l’industria, mettendo sotto pressione i profitti e comprimendo i margini – osserva con il Corriere della Sera Teodoro Lio, Managing Director European Mobility Lead di Accenture –. Ma rispetto alla crisi del 2008 c’è stata maggiore capacità di reazione che ha consentito di salvaguardare alcuni asset fondamentali, come la liquidità finanziaria”. È tempo di novità, dicevamo: “In prospettiva possiamo pensare che l’industria dell’auto rivedrà la lunghezza della catena delle forniture, accorciandola e portando le produzioni più prossime ai punti di assemblaggio”. È un trend che parla soprattutto al Vecchio Continente: “Tutti gli attori, in Europa e in Italia, dovranno fare sistema – conclude Lio – per aiutare i produttori e la filiera a ripartire e affrontare il new normal”.
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