Le sigle della pelle rispondono a Volvo. Contro il gruppo automobilistico svedese, che ha di recente annunciato l’abbandono dell’uso della pelle per perseguire (con opinabile metodo) obiettivi sostenibili, alzano la voce LHCA (sigla della concia statunitense) e Leather Naturally. I loro interventi si possono sintetizzare così: “Cara Volvo, se prendi le tue decisioni su questi presupposti, si vede che, quando parli di pelle, non sai di che parli”. Se gli svedesi sono davvero interessati, come affermano, a materiali biologici, sostenibili e di riciclo, non hanno bisogno di esplorare chissà quali confini (o sperimentare chissà che ritrovati). Basta loro l’articolo originale: “la pelle”.
La risposta di LHCA e Leather Naturally
Volvo, come vi abbiamo raccontato, ha deciso di dismettere la pelle perché, in soldoni, la zootecnia sarebbe inquinante e irriformabile. Il gruppo svedese, quindi, pensa di condizionare gli allevatori sabotando un’industria, la concia, che di quegli allevatori recupera e nobilita uno scarto. Un nonsense, come afferma anche Stephen Sothman (presidente di LHCA): “Non c’è un solo agricoltore al mondo che alleva bovini od ovini per la pelle – afferma –. Le pelli sono un sottoprodotto della produzione di carne e latticini. Se non riciclate in conceria, le pelli grezze saranno semplicemente scartate in discarica o incenerite”.
“Non sai di che parli”
Leather Naturally ci tiene anche a precisare che la premessa stessa del ragionamento di Volvo, cioè l’insostenibilità della zootecnia, è fallace. Secondo gli svedesi, la carne è responsabile “del 14% delle emissioni globali di gas serra riconducibili alle attività umane”. “L’affermazione è fuorviante e dimostra una certa ignoranza sul ciclo del metano. Le mucche emettono metano, un forte gas serra – risponde Leather Naturally –. Ma questo metano rientra nel ciclo naturale del carbonio, dove il metano si scompone in anidride carbonica e acqua dopo circa 12 anni. L’erba assorbe quindi la CO2 attraverso la fotosintesi, le mucche mangiano l’erba e il ciclo continua”. Si tratta di quanto Frank Mitloehner, docente dell’Università di California, spiegava nel 2019 al World Leather Congress di New York (organizzato da UNIC – Concerie Italiane) e poi dalle pagine di questo magazine. “Al contrario, l’anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili rimane nell’atmosfera potenzialmente per 1.000 anni”. La zootecnia, per di più, non è un settore immobile: “In alcuni Paesi ha più che dimezzato le emissioni di gas serra dal 2005 – concludono da Leather Naturally –. Con investimenti in pratiche innovative e tecnologie sempre più comuni, l’industria della carne mira a diventare carbon neutral entro il 2030”.
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