Il prodotto prima di tutto. È la filosofia del marchio tedesco A Kind of Guise, che ha lanciato la collezione per la prossima estate con una iniziativa insolita. Ha inviato a 15 fotografi di tutto il mondo il materiale (macchina fotografica compresa) per scattare delle immagini e osservare le varie interpretazioni. A Kind of Guise ha nel suo DNA la pelle italiana. Perché? Ecco la sua storia.
A Kind of Guise
Il brand è stato fondato a Monaco di Baviera nel 2009 da Yasar Ceviker e dalla sua fidanzata (ora moglie) Susi Streich. “Il nostro primo progetto in assoluto è stato una specie di borsone che abbiamo fatto con gli avanzi della pelle italiana usata per fare le palle mediche – ha raccontato Ceviker a Hypebeast –. Quando la indossavo, c’era un sacco di gente per strada che si incuriosiva e mi chiedeva informazioni. Non l’avevamo fatta per venderla, ma semplicemente perché volevo una borsa come quella”. Nello stesso anno arrivò anche la prima capsule collection in assoluto: alcuni modelli di borse in stile marinaro realizzate col surplus della pelle italiana. Negli anni seguenti, il brand ha collaborato con Adidas in diverse occasioni ed è diventato famoso in tutta Europa per la creazione di capi di alta qualità e accessori.
Produzione in Germania
Oggi il brand produce il 95% dei suoi articoli in Germania. Utilizza pellami italiani sia per la produzione italiana di calzature e di altri articoli di pelletteria, sia per alcune produzioni in Germania. Ceviker sottolinea come, nonostante le richieste, aggiunga solo da tre a cinque nuovi clienti ogni stagione. “Così manteniamo alta la qualità dei prodotti: non si può avere un enorme e improvviso aumento della domanda. La crescita deve essere graduale”.
Il marketing
Felix Struengmann, responsabile del marketing, spiega che il marchio vuole comunicare autenticità. Per questo non organizza shooting di modelle in studi fotografici, ma coinvolge gente comune nei propri ambienti domestici. La loro ultima trovata è spedire a 15 fotografi di tutto il mondo una macchina fotografica, due rullini e i capi della collezione per poi riunire tutti gli scatti nell’iniziativa “Postcards From Everywhere” e presentare la collezione. (mv)
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