Succede in Russia: l’etichettatura obbligatoria delle calzature sta per entrare in vigore (1° luglio), l’import “in nero” esplode. “Il flusso di scarpe che arriva dall’estero ed evita la Dogana è passato dal 35-40% a oltre il 60%”, dice Natalia Demidova, direttore di NSU (National Shoe Union), l’associazione russa dei calzaturifici. Tradotto, in estrema sintesi: i commercianti (i più piccoli, soprattutto), consapevoli che tra poco sarà più difficile aggirare i controlli, preferiscono rischiare oggi facendo scorte (e cercando di pagare il meno possibile) di prodotti da poter rivendere con un prezzo molto più basso della concorrenza in quanto privi di tasse e imposte.
Per Arturo Venanzi (responsabile del Laboratorio Russia e CSI per Assocalzaturifici), la motivazione dell’aumento dell’entrata di calzature “in nero”, infatti, potrebbe essere dovuta “all’aumento del numero dei commercianti poco scrupolosi che, pur di sopravvivere, scelgono questa strada che garantisce loro maggiore facilità di vendita e guadagni più alti”.
L’etichettatura obbligatoria varata dal Cremlino seguirà questa trafila:
il 1° luglio 2019 inizia la fase pilota;
il 1° marzo 2020 entrerà in vigore il divieto di vendita di prodotti non contrassegnati.
Secondo quanto riporta il portale retail.ru, Natalia Demidova ha affermato che “l’illegalità è la più grande piaga del mercato delle scarpe e genera corruzione. Crescono come funghi negozi che vendono prodotti di marca contraffatti a un prezzo molto più basso dell’originale”. In merito all’etichettatura obbligatoria, il direttore NSU ha osservato come “le piccole e medie imprese incontreranno maggiori difficoltà a etichettare lo stock in magazzino, mentre la richiesta di assistenza e consulenza per adeguarsi alla normativa graverà sui loro costi”. Costi che graveranno anche sull’esportatore italiano. “L’etichettatura obbligatoria penalizzerà sicuramente i commercianti russi onesti e, di conseguenza, noi produttori italiani che li riforniamo. Speriamo che tutto ciò venga compensato dall’eliminazione definitiva, o quasi, del traffico illecito anche grazie ai controlli che, voglio augurarmi, saranno serrati da parte dell’autorità russa all’interno dei negozi” commenta Venanzi che prosegue: “Specialmente nel periodo di avvio, l’etichettatura obbligatoria porterà un calo degli acquisti di prodotti regolari (cioè quelli italiani, ndr) perché, oltre ad aumentare burocrazia e confusione, comporterà dei costi maggiori. Se il prezzo in vetrina aumenterà, ci saranno meno vendite e, quindi, meno acquisti anche dall’Italia. Se, invece, il prezzo rimarrà intatto diminuiranno gli utili dei negozianti e questo si ripercuoterà sugli ordinativi”. (mv)
Immagine Shutterstock: una rivendita di calzature all’interno di un mercato a Mosca
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