Il suo, analizzato in chiave commerciale, è il tipico caso di “Italian sounding”: per vendere più scarpe ha scelto un nome italiano, Arezzo. Si chiama Anderson Birman (nella foto), è brasiliano e controlla oltre 300 punti vendita dislocati in 90 comuni del proprio Paese. Non contento, ha creato un secondo marchio, Anacapri, che ne conferma l’orientamento marketing. Di calzature realizzate in Italia, tra le 6 milioni di paia commercializzate nei suoi punti vendita, nemmeno l’ombra: sono tutte prodotte in casa, tra gli stabilimenti del Minas Gerais e di Rio Grande do Sul. Ciononostante, ad Arezzo il retailer è stato accolto con tutti gli onori dal sindaco, Giuseppe Fanfani, e dai rappresentanti di Provincia, Camera di Commercio e Associazioni di categoria. Non mancavano nemmeno gli sbandieratori e l’araldo della Giostra aretina. “Grazie per aver scelto il nome della nostra città per un’azienda brasiliana che rappresenta uno dei più importanti marchi internazionali di vendita al dettaglio di calzature da donna in America Latina” ha affermato il primo cittadino. “La nostra città affonda le sue radici nelle botteghe del rinascimento e dove le aziende e le maestranze hanno una grande capacità del saper fare” ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio. Usati e contenti.
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