“Il settore calzaturiero ne uscirà trasformato. Potremmo anche assistere all’ingresso di fondi di investimento. Non li dobbiamo temere. Potrebbero essere un’occasione di crescita per l’intero comparto”. Sono le parole di Federico Bartoli (vicepresidente di Assocalzaturifici e manager del calzaturificio toscano Tiger Flex) che, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Nazione, auspica una immediata riapertura delle aziende. Riapertura invocata anche da Elvio Silvagni, patron di Valleverde, in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e al premier Giuseppe Conte. I due imprenditori, dunque, valutano il presente e, per quanto possibile, ipotizzano che scarpa sarà quella che riemergerà dall’emergenza CRV.
Le considerazioni di Bartoli
Per Bartoli sono a rischio chiusura definitiva le PMI che non hanno la forza di resistere a un lungo periodo di inattività. “Questa cura rischia di uccidere il paziente” afferma l’imprenditore toscano. Anche perché, spiega, la riconversione nella produzione di mascherine è in una fase di stallo: “Alcune aziende stanno aspettando da settimane l’autorizzazione a commercializzare la merce pronta in magazzino”. Secondo Bartoli l’impatto della pandemia si vedrà nel secondo semestre 2020: “Dovremo ripartire da un foglio bianco senza pensare a quello c’era, ma a quello che decideremo che ci sarà. Non sarà compito facile per le aziende di piccole dimensioni: capire come far rimanere le nostre aziende competitive sarà una parte della sfida”. L’imprenditore conclude chiedendo quantomeno la riapertura dei reparti aziendali che producono i campionari e poi quelli produttivi.
L’allarme di Silvagni
La richiesta di riaprire è una necessità inderogabile per Elvio Silvagni di Valleverde. L’imprenditore fa il conto dei danni tra il notevole deprezzamento degli articoli stagionali consegnati fuori tempo e i “magazzini pieni di merce invenduta che non sarà ritirata dalla clientela”. In merito agli aiuti “sarebbe stato forse più opportuno – scrive Silvagni – avanzare un impegno più contenuto destinandolo alle sole aziende chiuse e, come tali, più in forte difficoltà” rispetto invece a chi ora sta producendo e crescendo. “È importante in questa fase che il sistema bancario acconsenta a concedere prestiti proprio a quelle imprese più in crisi e che più ne manifestano una disperata necessità. La task force di 17 esperti nominati dal Governo serve per de-responsabilizzare la politica? Speriamo non si complichi l’iter decisionale. Occorre evitare la possibilità concreta di un default totale dell’Italia”. (mv)
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