E se fosse il Brasile il mercato su cui puntare per la scarpa italiana? Secondo i dati pubblicati dall’associazione dell’industria calzaturiera del Paese sudamericano (Abicalçados), le importazioni dall’Italia sono cresciute del 22,8% in valore e del 40,9% in quantità (da 117.000 a 165.000 paia) nei primi dieci mesi del 2018. L’Italia, con un prezzo medio di 116 dollari al paio, figura al quarto posto tra i paesi fornitori di scarpe, dietro Vietnam, Indonesia e Cina, ma è l’unico tra i primi posti in graduatoria a fornire scarpe di un certo livello. Tra i “competitor” italiani, solo al decimo posto troviamo la Spagna e al quattordicesimo il Portogallo. Viceversa, l’Italia non figura nella lista dei primi 20 mercati esteri per la scarpa brasiliana. A proposito di calzaturiero verde-oro, l’export ha tenuto botta nel mese di ottobre, ma è sceso su base annua di oltre il 10% sia in valore che in quantità nel periodo gennaio-ottobre 2018. La ripresa dell’export di ottobre, rispetto a settembre, è dovuta all’aumento delle spedizioni verso gli Stati Uniti: “Probabilmente in misura maggiore di quanto ci aspettassimo” commenta l’amministratore delegato di Abicalçados, Heitor Klein che ha citato, come volano di sviluppo, la riduzione della tassa sulle importazioni di calzature dal Brasile da parte degli USA, in vigore dal 13 ottobre. Da notare come dietro States e Argentina, tra i principali acquirenti di scarpe carioca ci sia la Francia che, sempre nei primi 10 mesi del 2018, ha aumentato il flusso del 28% in quantità e del 3,2% in valore. Evidentemente, se l’Italia fornisce calzature di lusso alla Francia, probabilmente il Brasile produce calzature di segmento inferiore per i brand transalpini. (mv)
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