Nel 2012 le importazioni Usa di calzatura made in China gli Usa sono diminuite del 2,7%. L’ultimo rapporto dell’American Apparel& Footwear Association (Aafa) attribuisce il dato alla lieve crescita della produzione domestica e alla ricerca di fonti alternative alla Cina da parte dei traders statunitensi. Riguardo al primo punto, Aafa sottolinea che, per il terzo anno consecutivo, il numero dei dipendenti del settore calzaturiero è cresciuto (+1,3%) ed è oggi di poco superiore al milione di addetti. L’associazione evidenzia che, in generale, le importazioni di scarpe negli Usa sono diminuite dello 0,1% rispetto al 2011, ma la spesa è aumentata del 4,9% (72,4 miliardi di dollari) a causa della lievitazione dei costi e del lieve miglioramento delle condizioni finanziarie del consumatore, che può ambire a un prodotto di qualità superiore. In volumi, sono state acquistate negli Usa 2,31 miliardi di paia, -0,6% rispetto al 2011, ma in aumento di oltre il 10% sui dati del 2008 (anno della crisi più profonda) quando l’americano acquistò sette paia a testa per una spesa complessiva pro capite di 230 dollari. La Cina resta comunque dominante, con 8 paia su 10 importate: “Mentre le aziende continuano a cercare fonti produttive alternative – aggiunge in una nota il presidente Aafa, Kevin Burke – l’introduzione di norme come il Free Trade Agreement e The Affordable Footwear Act stanno aiutando il settore”. (pt)
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