La situazione che si è venuta a creare con il sequestro del gruppo Filanto (solo il calzaturificio Leo Shoes è stato escluso) di beni mobili e immobili per oltre 10 milioni di euro, per una presunta truffa legata a finanziamenti pubblici indebitamente percepiti, rischia di dare il colpo di grazia ad un distretto ormai in panne, anche perché ha coinvolto la Iris Sud, azienda modello (nella foto). In molti si sono mobilitati per trovare una soluzione alternativa al sequestro, al fine di poter riprendere l’attività. I dipendenti della Iris Sud chiedono il dissequestro degli impianti produttivi affinché non vadano perse le commesse. A Casarano auspicano che venga applicato almeno il sequestro con possibilità d’uso, al fine di poter riprendere la produzione di un’impresa che i sindacati definiscono “un raro esempio di eccellenza nel settore delle calzature in questo territorio, visto che paga puntualmente gli stipendi e fa un uso limitato degli ammortizzatori sociali”. Tra gli indagati, c’è anche l’amministratore della Iris Sud tra il 2002 e aprile 2003, Gabriele Caputo, già vicesindaco e oggi consigliere provinciale del Partito Democratico, che afferma: “Ho la coscienza a posto, questa notizia giunge come un fulmine a ciel sereno. Tutto possiamo dire della Iris, tranne che sia una gemmazione di aziende locali. Naturalmente esprimo fiducia nell’operato della magistratura, ma va detto che i frutti di quell’operazione sono ancora sul territorio”. La Iris di Giuseppe Baiardo è una delle aziende della Riviera del Brenta che hanno investito nel Salento per rimediare alla carenza di manodopera nel Veneto. Nessun commento per ora da Giuseppe Baiardo né dal presidente del consiglio di amministrazione della Filanto, Antonio Filograna Sergio. (m.v.)
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