Giovedì scorso le quotazioni di Nike hanno bruciato 1,1 miliardi di dollari a Wall Street, dopo la caduta di Zion Williamson, il giocatore di Duke destinato a divenire la scelta numero uno dei draft NBA. Dopo 30 secondi di gioco, in seguito a un cambio di direzione, la scarpa Nike PG2.5 sinistra di Williamson si è letteralmente aperta perchè la suola si è staccata dalla tomaia. Il giocatore ha riportato una distorsione al ginocchio e cambiato lo scenario della partita di college più importante della stagione, fra due rivali storici (Duke e North Carolina), davanti agli occhi dell’ex presidente Obama, del regista Spike Lee e, ovviamente, in diretta nazionale. “L’ho visto accadere nel calcio, mai nel basket” ha dichiarato al New York Times l’ortopedico sportivo James Gilbert. L’episodio è diventato oltremodo virale, con accuse incrociate a Nike la quale, però, per contratto non è responsabile degli infortuni dei giocatori. “Siamo naturalmente preoccupati e vogliamo augurare a Zion di rimettersi in fretta. La qualità e la prestazione dei nostri prodotti sono della massima importanza” ha dichiarato la multinzionale sportiva, che giudica l’esplosione della scarpa “un caso isolato”. L’università di Duke ha un contratto di sponsorizzazione con Nike sino al 2027 la cui entità non è nota, ma è noto che la North Carolina riceve 9 milioni l’anno dalla stessa azienda (per dieci anni), e 300.000 dollari spettano al suo allenatore. Puma, in piena “social war”, ha twittato: “Sarebbe successo con una nostra scarpa?”. (pt)