Il ministero dell’Industria cinese ha ordinato a più di 1.400 imprese di 19 diversi settori industriali, compresa l’area pelle, di ridurre la produzione. La sovrapproduzione in atto nel Paese, sostiene il governo, avrebbe portato dopo due decenni di crescita frenetica all’attuale guerra dei prezzi. L’esecutivo intende così rivedere il sistema economico che, a causa dei sostanziosi sussidi governativi e dell’elevata entità di investimenti privati, ha dato vita ad aziende la cui offerta di articoli eccede di molto la domanda: in diversi casi, le stesse aziende sono costrette a diminuire il prezzo dei prodotti, spesso fin sotto i costi di realizzazione, per poter esaurire gli articoli in giacenza. Nel secondo trimestre del 2013, il Pil cinese ha toccato la crescita percentuale più bassa dell’ultimo ventennio (+7,5%), e a fine anno il tasso dovrebbe attestarsi sul +7,7%. Secondo il premier Li Keqiang, la quota annuale del +7% circa di aumento del Pil è l’ideale per mantenere in equilibrio crescita economica del Paese, numero dei posti di lavoro e qualità della produzione stessa. (ap)
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