Con o senza partner, Ariat vince la sfida dello stivale sportivo

Con o senza partner, Ariat vince la sfida dello stivale sportivo

La tecnologia al servizio della tradizione. Beth Cross è riuscita in un connubio particolare, inizialmente guardato di sbieco. E invece, grazie a qualche contatto con Reebok, ha dimostrato che è possibile il successo di un certo stivale sportivo. Una calzatura in pelle capace di rivelarsi adeguata al nuovo millennio, senza stravolgere le salde abitudini dei fan tradizionali. Ariat, il brand di Cross, è cresciuto del 25% con la pandemia e ha allargato la produzione all’abbigliamento.

Un’opportunità nata da un flop

La storia di Ariat nasce quasi trent’anni fa. Cross era da poco laureata in Economia e uno dei primi lavori di consulenza che seguì riguardava la possibilità per Reebok di entrare in nuovi mercati. Era l’inizio degli anni Novanta e, come racconta forbes.com, il colosso statunitense cercava sport di nicchia in cui gli atleti calzavano ancora scarpe poco tecnologiche. Cross guidò Reebok verso il mondo dello stivale sportivo. Un buco nell’acqua. Tuttavia, l’allora vicepresidente esecutivo Angel Martinez vide il potenziale dell’idea di Cross e la sostenne. Nacque così Ariat. L’idea di fondo è quella di mescolare la tecnologia sviluppata da Reebok nel campo delle calzature per rinnovare e far evolvere un scarpa classica come lo stivale da motociclista e agricoltore.

La tecnologia al servizio della tradizione

Al momento del lancio, i prodotti Ariat non vennero accolti benissimo. L’idea di cambiare pareva non piacere al mondo dell’equitazione. “È stato difficile vendere per colpa del nuovo fondo in gomma che proponevamo – spiega Cross a forbes.com -. All’epoca gli unici stivali con fondo in gomma erano quelli economici da bambini”. Ma poi c’era l’aspetto, così diverso da quello classico. E allora Cross rivide i suoi modelli, tenendo ferma la barra sui temi della stabilità, dell’ammortizzazione e della durata, ciò che sapeva servire ai suoi clienti, e li vestì con la tomaia di pelle. A tutto ciò aggiunge una piccola barra in fibra di carbonio nell’avampiede per alleggerire il piede durante la cavalcata e una nuova ammortizzazione.

Dopo 30 anni

“Abbiamo preso tutta quella tecnologia e l’abbiamo inserita nella scarpa”, dice Beth Cross per spiegare il successo di Ariat. Negli ultimi anni il brand è cresciuto del 25% alla volta. Nel frattempo ha iniziato a produrre anche stivali da bambino. Dopo il lockdown la gente ha voluto vivere molto di più all’aria aperta e così il giro d’affari di Ariat è cresciuto ancora. E non sembra rallentare. Una domanda che sarà accompagnata da maggiore offerta. Il brand sta infatti per lanciare nuovi modelli di calzature ma anche capi d’abbigliamento. (art)

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