CRV colpisce la scarpa portoghese quando già era affiorato qualche caso di crisi. Il Portogallo rappresenta uno dei centri produttivi nevralgici per l’industria calzaturiera europea: l’epidemia di Coronavirus si accavalla a un certo rallentamento di mercato.
CRV colpisce la scarpa portoghese
In una circolare ai soci, Apiccaps ha suggerito alle aziende del settore calzaturiero che preferiscono interrompere l’attività di concordare con i dipendenti il godimento delle ferie (10 giorni lavorativi) per attenuare gli effetti del Coronavirus e osservarne l’evoluzione. Questo anche perché, spiega l’associazione di riferimento, “senza lavoratori in salute non sarà possibile riavviare la produzione quando si supererà questa epidemia”. Gli imprenditori di calzature contattati dalla rivista Felgueiras Magazine affermano che molti ordini sono stati rinviati e che c’è carenza di materie prime.
I casi di crisi
Sono tre i casi che si sono manifestati prima dell’esplosione del CRV. Lo scorso dicembre Helsar, azienda di São João da Madeira, ha chiuso e licenziato 58 persone. Come sottolinea Dinheirovivo, Helsar ha presentato istanza di insolvenza. Produceva 200 paia di scarpe al giorno destinate a griffe del lusso tra cui Jean Paul Gaultier e Jimmy Choo. Verso la metà di febbraio il calzaturificio Alberto Sousa di Vizela ha licenziato di punto in bianco 150 lavoratori, Secondo quanto scrive Observador, la società, nota con il marchio Eureka, aveva già deciso la chiusura di 13 negozi in Portogallo. Il marchio era in vita da 34 anni. I due amministratori della società, Alberto e Filipe Sousa, insieme ai legali, si sono presentati ai dipendenti giustificando la chiusura per “ragioni economiche”. Il caso più recente vede protagonista Luís Jesus Correia,con sede a Santa Maria da Feira, che il 27 febbraio ha licenziato 20 dipendenti. Una procedura inattesa con una modalità che non è andata giù alle organizzazioni sindacali. (mv)
Foto dall’interno di calzaturifici portoghesi (archivio La Conceria)
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