A Bulawayo, la seconda città dello Zimbabwe, c’è un’azienda che ha battuto ogni crisi e ogni difficoltà. È Courteney, che di recente ha incrementato la produzione a 30 paia al giorno, realizzate da 14 dipendenti. Molti di loro provengono da famiglie dalla tradizione calzaturiera, di quelle dove i giovani imparano il mestiere a casa usando gli scarti della fabbrica. Le Safari Boots hanno il fondo in gomma naturale importata dalla Malesia e tomaie con il pellame della fauna tipica del Paese, come bufalo, kudu (o cudù), gnu e coccodrillo. Courteney non disdegna le pelli di importazione come struzzo, impala e persino ippopotamo. L’azienda produce 15 modelli, invariati per anni e impermeabili alla moda, tranne alcuni stivali da donna che vengono tinti. Le scarpe costano dai 140 ai 500 dollari al paio e sono esportate negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nel vicino Sudafrica. Gli incassi sono in dollari USA, un fattore determinante per poter sopravvivere nella disastrata economia dello Zimbabwe. La chiave del successo? “Le persone sono stanche dei materiali artificiali, vogliono prodotti naturali come i nostri” dice Misheck Sibanda, dipendente dell’azienda al Daily Nation/AFP. La società prende il nome da Frederick Courteney Selous, il leggendario esploratore e cacciatore scomparso nel 1917. Oggi la proprietà è nelle mani di Gale Rice, vedova di John Rice che fondò la fabbrica nel 1993. La difficoltà più grande è quella di sopperire alle frequenti interruzioni della fornitura di energia elettrica. La fabbrica si è infatti dotata di un generatore e vuole incrementare ulteriormente la propria produzione. (mv)
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