Dopo il successo della borsa, Luisa Spagnoli espande la scarpa

Dopo il successo della borsa, Luisa Spagnoli espande la scarpa

La pelletteria si è affermata. Gli stivali sono andati bene. Per questo Luisa Spagnoli espande la scarpa verso nuove tipologie. L’azienda umbra si affida ad accessori, digitale e al buon rapporto qualità-prezzo per vincere le sfide del mercato. Nicoletta Spagnoli, presidente e amministratore delegato della società da 130 milioni di euro di fatturato e 800 dipendenti, ha le idee chiare. Anche sul retail (“Non chiuderemo nessun negozio”) e sul futuro dell’azienda: “Non venderò mai. Di proposte ne sono arrivate negli anni”.

Luisa Spagnoli espande la scarpa

Direzione total look. “Siamo partiti introducendo borse da sera, poi anche da giorno, quindi i cappelli, i bijoux, le cinture, gli occhiali e il profumo. L’inverno scorso gli stivali sono andati sold out – afferma Nicoletta Spagnoli a L’Economia del Corriere della Sera –. Penso che possiamo ancora crescere con le calzature, magari per completare con scarpe da sera i nostri abiti da cocktail. In fondo è anche un’esigenza per affrontare i mercati internazionali”. La manager ha rassicurato dipendenti: non ha intenzione di chiudere neppure uno dei suoi oltre 200 negozi (150 in Italia e oltre 50 all’estero). “Li faremo più belli per migliorarne l’attrattività – continua –. E abbiamo già aperto nuove vetrine all’estero: due shop in Corea del Sud”. Nel mirino del brand ci sono opening in Belgio, Olanda e Spagna, nonché USA e Asia (ma con un partner). Nel budget ci sono 1,5 milioni di euro per potenziare il digitale nei prossimi 2-3 anni.

 

Gli effetti della pandemia

“Il primo lockdown è stato pesante – ricorda Spagnoli –, ma ora vedo un rimbalzo dei consumi. Certi giorni registriamo persino cifre migliori che nel 2019. Specie i negozi di provincia hanno retto molto bene”. Secondo la stessa manager il Covid ha impartito “una lezione di concretezza, di autenticità: vince un buon rapporto qualità prezzo”. Così Luisa Spagnoli combatte la moda fast fashion e low cost. Inevitabile la domanda su aggregazioni e acquisizioni: “Provo una fitta al cuore quando sento di aziende italiane che diventano straniere, non venderò mai. Di proposte ne sono arrivate negli anni”. (mv)

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