Piccolo è ancora bello. Il marchio Ernesto Dolani si pone come l’esempio di un calzaturificio marchigiano capace di crescere anche con forti venti contrari. L’unico freno allo sviluppo è la difficoltà nel ricambio generazionale, sia nella propria pianta organica che in quella dei laboratori terzisti. La sede dell’azienda (a Sant’Elpidio a Mare, Fermo) è autosufficiente per l’energia. Quali sono state le strategie vincenti? Ce le spiega Ernesto Paccapelo. Che nel 1999 ha fondato l’impresa. E che ora lavora insieme ai figli Laura, 30 anni, che si occupa dello stile, e Nicola, 26 anni, che invece è impegnato nella produzione e gestione.
L’intervista a Ernesto Paccapelo
Una istantanea dell’azienda…
Ernesto Dolani produce calzature da uomo e, da sei anni, anche da donna. La linea femminile è nata con l’ingresso in azienda di Laura. E oggi genera il 60% dei ricavi. La quota export è dell’80%. Il Nord Europa con la quota del 40% del fatturato rappresenta il mercato principale. Abbiamo 16 dipendenti e produciamo tutto a Sant’Elpidio a Mare.
Qual è l’andamento del calzaturificio?
Cavalchiamo il trend di crescita che ci ha accompagnato negli ultimi anni, pandemia compresa. Dal 2020 non abbiamo chiesto nemmeno un’ora di cassa integrazione. E anche le prospettive sono buone. Crediamo di poter aumentare la produzione, anche se risulta piuttosto complicato.
Perché?
Perché alcuni laboratori con cui collaboravamo hanno chiuso. Inoltre, il nostro distretto soffre il ricambio generazionale del personale. Non ci sono giovani.
Perché?
Hanno meno propensione al lavoro manuale, che è più faticoso di altri per molti motivi. Non è vero che non hanno voglia di lavorare, ma forse sono più inclini a lavori più leggeri.
Perché il suo calzaturificio va bene?
Per un mix di fattori. I nostri prodotti hanno uno stile ricercato, adatto ad un cliente giovane. Hanno il giusto rapporto qualità/prezzo. E abbiamo una rete vendita che funziona.
La produzione del calzaturificio è destinata solo al marchio proprio?
Sì, produciamo solo per Ernesto Dolani.
Caro energia: come lo state affrontando?
Da tre anni abbiamo un impianto fotovoltaico che nei mesi estivi copre al 100% il nostro fabbisogno e nei mesi invernali l’utilizzo di energia elettrica proveniente da fonti esterne all’azienda è limitato.
Una scelta, quella del fotovoltaico, che oggi è vincente…
Avevamo deciso di installare l’aria condizionata nel laboratorio. Con l’occasione, al fine di ridurre l’impatto energetico e alleggerire la bolletta, abbiamo scelto di realizzare l’impianto fotovoltaico, usufruendo dei contributi europei.
Quali investimenti avete in programma?
Vogliamo potenziare i mercati dove siamo già presenti, piuttosto che approcciarne dei nuovi. (mv)
In foto, Ernesto e Nicola Paccapelo al Micam
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