A maggio, oltre 170 player della calzatura avevano inviato una lettera al presidente USA Donald Trump. Ieri oltre 200 imprese hanno sottoscritto una nuova lettera che chiede all’inquilino della Casa Bianca l’eliminazione sia del dazio del 15% che entrerà in vigore il primo settembre su alcune categorie di prodotti calzaturieri made in China e sia per le altre categorie il cui dazio entrerà in vigore il 15 dicembre. Tra i principali firmatari della lettera vi sono brand come Nike, Adidas e Birkenstock insieme a retailer come Foot Locker, JCPenney e DSW.
Costi e danni
“Non vi è dubbio che le tariffe agiscono come imposte nascoste pagate dai cittadini americani – si legge nella lettera –. L’imposizione di dazi nel mese di settembre sulla maggior parte dei prodotti calzaturieri cinesi (compresi quasi tutti i tipi di calzature in pelle) renderà impossibile per i lavoratori americani e le loro famiglie sfuggire ai danni derivanti da questi aumenti fiscali. Ciò si aggiunge ai dazi attuali che in media pesano l’11% ma raggiungono il 67% su alcune scarpe”. Tutto ciò comporta dei costi: “Questa tassa aggiuntiva del 15% – prosegue la lettera firmata da 200 imprese – costerà ai consumatori statunitensi di calzature altri 4 miliardi di dollari all’anno“, come stimato dalla sigla di settore FDRA.
Le preoccupazioni di FDRA
“I marchi hanno già detto che le tariffe intaccheranno la crescita del lavoro e i negozi di scarpe affermano che è un assassinio di lavoro – è il commento di Matt Priest (FDRA) –. Speriamo che il presidente ascolti gli americani e fermi questa inutile guerra commerciale”. La lettera ha anche risposto a quei funzionari statunitensi secondo cui è sufficiente che la Cina svaluti la sua valuta per compensare i dazi: “Per compensare l’aumento delle tariffe del 15% per alcune scarpe, la valuta cinese dovrebbe scendere di oltre il 40%”. (mv)