Filiera corta e durabilità della calzatura i pilastri di Vic Matié. A fondare nel 1987 il marchio con sede ad Arcevia (Ancona) sono stati Renato Curzi e Nenella Impiglia. L’azienda prevede per quest’anno di aumentare il fatturato del 20% per superare i 13 milioni di euro e di sfondare la barriera dei 20 milioni entro il 2024. Oltre le calzature donna, che generano circa l’80% del volume d’affari, Vic Matié vende accessori (15% dei ricavi) e, da 3 anni, ha lanciato la linea uomo. Silvia Curzi, figlia di Renato e Nenella, da tempo general manager e direttrice creativa del marchio, punta sul wholesale e sull’online per crescere.
La filosofia
Silvia Curzi ha una filosofia ben precisa dei prodotti che disegna: devono durare nel tempo. La sostenibilità si integra con la una filiera corta. “Le scarpe devono essere belle e portabili, che si possono utilizzare dopo anni, che non si esauriscono con una stagione”. spiega l’imprenditrice marchigiana a Affari&Finanza. I prodotti Matié sono per la maggior parte in pelle. Il brand fa parte del gruppo Siva e oggi dà lavoro a circa 80 dipendenti diretti. Le scarpe, come accennato, sono made in Italy, mentre accessori e borse, seguiti da Valentina Curzi, sorella di Silvia, sono progettati in azienda e realizzati in Tunisia.
I progetti
Il brand ha chiuso il 2021 a quota 11 milioni di euro, +40% sul 2020. La quota export è del 70% (fonte Fashion Network). In azienda prevedono che il 2022 si chiuda con un ulteriore salto del 20% per poi proseguire la crescita fino a superare la soglia dei 20 milioni di euro entro il 2024. “Speriamo di poter contribuire ad aumentare la consapevolezza per un lusso sostenibile dal punto di vista economico, per i valori che vogliamo rappresentare” afferma Curzi. La chiave dello sviluppo è la collaborazione con i 380 punti vendita del marchio: “Investiamo nei multibrand, perché siamo favorevoli alle collaborazioni, al supporto reciproco, e i nostri partner sono uniti ai nostri magazzini, per la vendita online”, conclude Silvia Curzi. Che precisa: le vendite online pesano il 4% del fatturato ma hanno “ampie prospettive di crescita”. (mv)
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