Quale sarà il futuro di Golden Goose? In questi giorni si rincorrono notizie della possibile, futura vendita del brand noto per le sue sneaker distressed. In lizza per l’acquisizione ci sarebbero, secondo le indiscrezioni, in particolare alcuni conglomerati del lusso a stelle e strisce. Nell’ordine: Tapestry, PVH e VF Corp.
Carlyle vuole vendere?
A riferire del possibile progetto di vendita è Il Sole 24 Ore. Il proprietario del brand veneto, il fondo USA di private equity Carlyle, ha dato mandato alla banca d’affari BofA Merrill Lynch di studiare, da qui al prossimo anno, la valorizzazione di Golden Goose. Tutti gli scenari sarebbero aperti: la possibile vendita (con una “valutazione obiettivo” di un miliardo di euro) oppure una IPO e la quotazione a Piazza Affari.
Chi potrebbe comprare?
Tra i possibili acquirenti ci sarebbero tre colossi USA. Tapestry (che accosterebbe le sneaker veneziane a Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman); PVH (che controlla, tra gli altri, Calvin Klein e Tommy Hilfiger); VF Corp (nel cui portafoglio marchi spiccano Vans e Timberland). Il parterre dei pretendenti è segnalato da MF Fashion secondo cui altri importanti fondi sarebbero intenzionati a trattare il brand. L’operazione-cessione potrebbe concretizzarsi nel 2021, quando Golden Goose avrà portato a compimento il progetto di upgrading del suo giro d’affari, portando il fatturato dai 186 milioni di euro dell’ultimo esercizio fiscale, ai 200 previsti per il 2019 e ai 500 del 2021.
Think locally
Nel frattempo, Golden Goose si inserisce nel solco produttivo di una strategia di “local thinking”. L’esempio più recente è rappresentato dal caso della poltrona “messicana” di LVMH. Il brand veneto, infatti, in concomitanza con la recentissima inaugurazione del suo primo flagship store a Tokyo, ha deciso di realizzare sei capsule all’anno coinvolgendo artigiani locali. (mv)
Immagine tratta da goldengoose.com