Una questione di principio per la Carlo Pazolini, società russa che ha il suo quartier generale europeo a Civitanova Marche (Mc). Nel dicembre 2013, in un negozio di Bari, i Nas sequestrarono un paio di scarpe “campione” che venne poi analizzato. Anche se di poco, le analisi riscontrarono dei livelli di demetilfumarato (anti muffa) superiori al consentito. Da qui l’ordine di distruggere le venti paia di scarpe identiche a quella controllata e una segnalazione alla procura. La Carlo Pazolini presentò un ricorso al Tar contestando una serie di ragioni tra cui il fatto che la società non ha potuto essere presente al momento delle analisi, di non essere stata in grado di valutare come era stato conservato il campione, di non essere stata informata del fatto che le analisi avrebbero riguardato anche il dimetilfumarato, ed altre motivazioni. Il Tar ha respinto il ricorso confermando l’ordine di distruzione delle venti scarpe. Contro la sentenza il legale della Carlo Pazolini ha già annunciato l’appello al Consiglio di Stato precisando come la società non abbia messo in commercio quelle scarpe, ma le ha tenute in magazzino in attesa di chiarire il tutto. (mv)
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