Avevano ridato una nuova vita al calzaturificio. E oggi, ad un anno dalla chiusura dell’azienda, aspettano il pagamento degli stipendi. Questo se non verrà dichiarata la liquidazione coatta amministrativa entro il mese di giugno, un anno dopo la chiusura. È la vicenda che stanno vivendo una trentina di ex dipendenti (alcuni dei quali anche soci) di Luis Calzature, società consortile per azioni, con sede a Trecastelli (Ancona).
La storia di Luis Calzature
Nel 1988 dodici dipendenti hanno costituito una cooperativa e hanno salvato dalla cessazione dell’attività il calzaturificio dove lavoravano. A giugno dell’anno scorso, 36 anni dopo, la favola è finita e l’azienda ha chiuso i battenti. A distanza di un anno, una trentina di dipendenti, tra cui anche alcuni soci della cooperativa, devono ancora percepire un paio di mensilità arretrate. E corrono il rischio di perderle se, come spiega il Corriere Adriatico, non arriverà il decreto della liquidazione coatta amministrativa entro un anno dalla cessazione dell’attività. Per cui entro giugno 2025.
“Ci sentiamo abbandonati”
“Molti di noi, essendo anche soci e trattandosi di una cooperativa, hanno già perso le quote sociali che ammontano a 4.000 euro. Ci sentiamo abbandonati” affermano i dipendenti. Che sottolineano come invece per la pratica relativa al trattamento di fine rapporto ci sia ancora tempo a disposizione.
L’epilogo
Dopo la rinascita avvenuta nel 1988, l’azienda Luis Calzature aveva conosciuto una fase di sviluppo. I soci erano diventati 27 e i lavoratori 58 con un fatturato di circa 3 milioni di euro nel 2008. Nel sito web dell’impresa, si legge ancora come il calzaturificio possieda 3 catene di montaggio e una capacità produttiva di 1.200 paia al giorno. Tutto ciò, oggi, è solo un ricordo. (mv)
Foto Luis Calzature
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