Il boom di Lidl, ora che è arrivato anche in Italia, ci dice due cose sulla sneaker-mania. La prima si era intuita già in estate, quando Livergy, la collezione moda dell’insegna discount, ha spopolato in nord Europa. La seconda, più che altro, è un monito: bisogna stare attenti prima di dire di aver fatto un affare.
Il boom di Lidl
Dunque, la faccenda si può riassumere così. Lunedì 16 novembre Lidl ha portato sugli scaffali italiani i capi della collezione Livergy, incluse un paio di scarpe sportive con i colori della livrea aziendale. Di queste, dal punto di vista tecnico, l’azienda non comunica molto di più del loro prezzo (12,99 euro). Il portale tedesco di Lidl aggiunge che il modello è in tessuto e materiale sintetico. Scorrendo i commenti dei clienti si trova, ad esempio, chi si lamenta che “la suola si è scollata dopo due settimane d’utilizzo”. Ma poco importa: in Italia le sneaker vanno subito sold-out.
La prima lezione
La prima lezione, dunque, è che la dinamica dell’hype funziona in tutti i segmenti, non è una prerogativa dell’alto di gamma. Se si riescono a creare (con le dovute strategie di marketing) grandi attese su un prodotto, salvo poi distribuirne sul mercato una quantità inferiore alla domanda, l’operazione può rivelarsi un successo. Lidl c’è riuscita e, ora, può brindare.
La seconda è un monito
Ok, ora c’è da mettersi d’accordo su una cosa: chi, o quanti, possono brindare insieme a Lidl? La rassegna stampa è piena di notizie sulle sneaker rivendute a prezzi esorbitanti. Andrebbe, però, fatta una cauta distinzione. Un conto è che chi si è affrettato a comprare le scarpette, le abbia poi rimesse in vendita speranzoso di fare business. Altro è che effettivamente ci sia un pubblico disposto a spendere cifre blu per le sneaker Lidl. Una scorsa agli annunci pubblicati su eBay, popolare portale di aste online, mostra che la maggior parte delle inserzioni veleggia sì su prezzi maggiorati rispetto agli originali 12,99 euro. Ma contenuti entro una certa soglia di ragionevolezza. Gli annunci più pretenziosi faticano a riscuotere successo, mentre ci sarebbe da indagare sul modo in cui alcuni casi siano schizzati a prezzi in tripla cifra. Insomma, la speculazione mediatica dell’hype può indurre qualcuno a pensare che ci sia anche una possibile speculazione economica da fare. Ma non è affatto detto che sia così. Gli aspiranti reseller alla fine dei giochi potrebbero ritrovarsi con le scarpe sul groppone.
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