Un Manifesto anti-Covid firmato da Assocalzaturifici. Una serie di proposte che la scarpa italiana indirizza alle istituzioni per “rispondere alla crisi economica generata dall’emergenza sanitaria internazionale”. Soprattutto, il rilancio di un allarme socio industriale connesso al lockdown in corso.
La premessa
“La chiusura delle attività commerciali in Italia – scrive Assocalzaturifici – e, poi, progressivamente in Europa e in tutti i principali mercati mondiali, ha vanificato tutti gli investimenti realizzati per la primavera/estate 2020”. Quasi più del presente, spaventa il futuro prossimo. Il lockdown, infatti, “comprometterà le vendite della prossima stagione invernale 2020-21 a causa del conseguente taglio degli ordini da parte della clientela. Quindi, a sua volta renderà proibitivo investire nelle collezioni per l’estivo 2021”. In altre parole: “Il protrarsi delle chiusure impedirebbe dunque alle imprese di tornare a livelli produttivi normali, almeno fino a marzo 2021 privandole, per almeno un anno, dei flussi di cassa essenziali a garantire la continuità”.
Il Manifesto anti-Covid
Assocalzaturifici propone, dunque, la “ripresa di tutte le attività aziendali essenziali e strategiche, comprese quelle produttive se indispensabili alla continuità aziendale. E contestuale graduale riapertura delle attività commerciali, laddove si sia ottemperato alle misure di sicurezza a tutela dei lavoratori” (DPCM 11 marzo 2020).
Flessibilità e linee di finanziamento
Le proposte, punto per punto, continuano così:
– introduzione contestuale di provvedimenti che garantiscano l’adozione certa ed esigibile da parte delle aziende di ampi margini di flessibilità nella gestione degli orari di lavoro (più turni, ove necessario). Ma, anche, in relazione alla fruizione di ferie estive, banca ore, straordinari obbligatori, interscambiabilità e sostituzione personale per ragioni di sicurezza a tutela delle fasce d’età più a rischio
– dimostrata la buona fede attraverso l’adozione delle misure di sicurezza essenziali, deresponsabilizzazione dell’impresa in caso di contagio d Covid-19 tra il personale addetto ai sensi delle norme INAIL sugli infortuni sul lavoro
– apertura di linee di finanziamento a fondo perduto di immediato utilizzo a sostegno del circolante per la ripresa delle attività di produzione, del rilancio sui mercati tramite appositi fondi istituiti presso CDP (fiere, nuovi canali digitali), per la compensazione delle perdite da svalutazione a magazzino generato da mancate conferme d’ordine (anche tramite fondi di garanzia a perdere SACE).
Credito d’imposta, cuneo fiscale, piani di rientro
Le proposte proseguono così:
– costituzione di un credito d’imposta pari al 60% del valore della perdita di fatturato intercorsa nell’anno 2020 determinata dall’emergenza sanitaria
– abbassamento del cuneo fiscale fino a luglio 2021 in proporzione alla perdita di fatturato determinata dall’emergenza sanitaria
– estensione a 10 anni dei piani di rientro di tutti i nuovi finanziamenti con garanzia dello Stato previsti dai DPCM Cura Italia e Liquidità e Imprese e accessibilità ai finanziamenti anche per le imprese in sofferenza economico-finanziaria pregressa.
Oneri fiscali, CIG, defiscalizzazione
Le ultime proposte del Manifesto anti-Covid di Assocalzaturifici sono:
– cancellazione degli oneri fiscali e contributivi per le imprese relativi ai mesi di aprile, maggio e giugno 2020
– estensione della Cassa Integrazione Covid-19 per almeno 6 mesi mantenendo inalterati i contatori delle aziende e anticipata da INPS, anche tramite sistema bancario
– defiscalizzazione totale delle spese per la messa in sicurezza delle aziende intercorse nel periodo di gestione dell’emergenza da Covid-19.
Una drammatica carenza di liquidità
Quello che serve, sintetizza Assocalzaturifici, è “mettere in campo risorse finanziarie immediatamente fruibili. Senza aggravare la posizione finanziaria netta delle tante PMI del comparto che, in questo momento, si trovano in una situazione drammatica di carenza di liquidità”.
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