Il primo trimestre della scarpa italiana è ok, ma non del tutto

Il primo trimestre della scarpa italiana è ok, ma non del tutto

Luci e ombre nel primo trimestre della calzatura italiana. Nel confronto con lo stesso periodo del 2022, è ok l’aumento del fatturato (+13,6%), che si accompagna alla crescita dell’export in valore (+16,1%) e segna il saldo commerciale a +21%. Va bene anche il mercato interno, che fa il +8,2% su base annua. Il quadro non è idilliaco, dicevamo. Sono 107 le imprese attive in meno a dicembre 2022 (-2,8%). Mentre risultano in calo i volumi di produzione (-1%) e di export (-2%). Secondo l’indagine Assocalzaturifici, i maggiori problemi delle aziende sono gli elevati costi di energia e materie prime, nonché le crescenti difficoltà nell’accesso al credito e nel reclutamento del personale.

L’effetto-inflazione

L’inflazione e l’aumento del costo della vita hanno causato l’aumento dei prezzi delle calzature. Questa è la principale motivazione dell’aumento del fatturato e dell’export della calzatura italiana. Riguardo l’export, la presidente di Assocalzaturifici Giovanna Ceolini precisa come tutte le prime 20 destinazioni, ad eccezione della Svizzera (-7,8%), mostrano aumenti in valore e quasi sempre a doppia cifra. Nei volumi però “rallenta vistosamente il Nord America (-19,4%). Frenano Germania (-8,8%), Regno Unito (-10,1%) e Svizzera (-24,8%), tradizionale hub logistico delle griffe del lusso”. Fisiologico il rimbalzo di Russia e Ucraina, poiché i primi tre mesi del 2023 si confrontano con il periodo del 2022 in cui è iniziata la guerra. Il +77% in valore registrato in Kazakistan nel periodo gennaio-marzo 2023 ha l’odore delle triangolazioni verso la Russia.

 

 

Per la calzatura in pelle il trimestre è ok

Le calzature con tomaia in pelle, prime per importanza, con un’incidenza del 63% sulle vendite estere in valore, sono le uniche a far registrare la crescita sia in valore (+18,6%) che in volume (+1,4%) rispetto al primo trimestre 2022. In quantità, però, il divario rispetto ai volumi del 2019 è ancora del -16,6%. Calano del 12% in volume le calzature in pelle da bambino (interrompendo il recupero dell’ultimo biennio). Bene il segmento “uomo” (+4,7% nelle paia) e “donna” (+1,5% in quantità).

I problemi

Nell’indagine del Centro Studi di Confindustria Moda, le imprese aderenti ad Assocalzaturifici, pur restando positive, evidenziano una progressiva decelerazione del business per il prosieguo del 2023. In termini di volume il rallentamento è ancora più evidente. Per la presidente Ceolini: “I costi elevati di energia e materie prime rappresentano attualmente il problema maggiore per le imprese calzaturiere”. A preoccupare il settore anche le crescenti difficoltà riguardanti l’accesso al credito. Il 39% degli intervistati (quota che sale al 51% se non consideriamo le imprese che non ne fanno uso) ha visto un peggioramento. Inoltre, l’84% degli imprenditori ritiene rilevante il problema del reperimento di manodopera qualificata. (mv)

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