Il successo di Lemargo dimostra che c’è una scarpa oltre le sneakers

Far rinascere una storica azienda con un modello di calzatura che non sia sneaker si può. “Basta insistere e crederci”, afferma Caterina Leombruni (27 anni, nella foto), che insieme a suo fratello Dino (24 anni), ha preso in mano le redini del calzaturificio Saint Ferry, nato nel 1928 a Montegranaro (Fermo). “Rappresentiamo la quarta generazione. A settembre 2016 abbiamo sottoposto ai genitori la nostra idea di scarpa – continua Caterina, direttrice commerciale e fondatrice del brand Lemargo – e ci siamo dati una scadenza per vedere se avrebbe funzionato. Ebbene, da allora abbiamo 260 clienti e siamo in netta crescita”.

Basta conto terzi
Un boom che ha indotto Saint Ferry a prendere una decisione controcorrente: interrompere la produzione conto terzi per concentrarsi esclusivamente sul proprio brand. Perché questo nome? Lemargo è lo squalo privo di pinna, silhouette molto simile a quella della “schienetta”, particolare iconico del brand. La “schienetta”, per chi non lo sapesse, è un elemento di ferro collocato al di sotto della suola, solitamente nascosto, ma che i fratelli Leombruni hanno deciso di far emergere, rendendolo visibile.

Tinto in capo
L’idea di scarpa di Lemargo prevede la lavorazione del “tinto in capo”. L’azienda acquista le pelli in un solo colore (vitelli, canguri e bufali) e ci realizza le scarpe che, poi, spedisce in conceria. Chiuse in un sacchetto di cotone grezzo, sono introdotte nei bottali per la tintura e il lavaggio. Il paio di scarpe, una volta trattato, torna da Saint Ferry, che provvede all’asciugatura (36 ore circa). Infine, la calzatura è ricostruita (o “resuscitata”, come dice Caterina), con la suola che prende il suo caratteristico design leggermente ricurvo.

Crescere
Lemargo ha chiuso il 2018 con un fatturato di quasi 5 milioni di euro e una crescita del 20% rispetto al 2017. La quota export è del 70%: Nord Europa, Francia, Germania e Svizzera sono i mercati di riferimento. “Pensiamo che sul mercato ci sia ancora spazio per un prodotto adeguato, che soddisfi le richieste del cliente – conclude Caterina –. Il nostro obiettivo è arrivare a 7 milioni nel 2019”. (mv)

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