Export di scarpe: chi va giù e chi va su. Dal luglio 2016 al maggio 2017, l’export di scarpe in pelle del Bangladesh è salito del 12,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Brasile (secondo Brazilian Shoe Manufacturers Association), da gennaio a maggio 2017, 49 milioni di paia sono state vendute all’estero, generando 441 milioni di dollari di incasso, un aumento in volume dell’1,1% e un significativo rimbalzo in valore: + 20,1%. In Portogallo, nel primo trimestre dell’anno le esportazioni sono aumentate dell’8,9%: 24 milioni di paia di scarpe per un totale di 535 milioni di euro. Una performance che apre la porta alla verosimile possibilità che il 2017 si trasformi nell’ottavo anno consecutivo di crescita per la calzatura di Lisbona che, dal 2009 al 2016 ha migliorato il suo giro d’affari estero del 59%. In Vietnam, nei primi cinque mesi dell’anno, l’export ha registrato un aumento del 12%, arrivando a 5,65 miliardi di dollari e prevedendo di chiudere il 2017 a18 miliardi di dollari (+10%). Aprisindo, l’associazione che rappresenta l’industria calzaturiera in Indonesia, ipotizza una crescita simile, compresa tra il +5 e il 10% a fine dicembre. In Spagna, nel primo trimestre dell’anno sono state vendute sui mercati internazionali 48 milioni di paia di scarpe, per un valore complessivo di 834,4 milioni di euro: -1,1% in valore rispetto a 12 mesi prima, ma +3,4% in quantità. Durante il periodo fiscale luglio 2016/maggio 2017 l’export del Pakistan ha raggiunto gli 8,9 milioni di paia e gli 86,9 milioni di dollari, Secca la perdita: -18,5% in volume, -12,9% il valore. Infine, la Cina. I suoi dati sono contrastanti. Dopo un 2016 negativo, è arrivato il +2% di gennaio 2017, seguito dal crollo di febbraio: -27,6%. CLIA, Cina Leather Industry Association, si dice, però, cautamente ottimista: “Chiuderemo il 2017 con un export aggregato dell’area pelle in leggero rialzo”. Un modo diplomatico per dire che il cambiamento degli equilibri calzaturieri, nel mondo, non solo è in corso, ma è strutturale. (mv)
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