La crisi serpeggia in Puglia: il caso Vingi Shoes

La crisi serpeggia in Puglia: il caso Vingi Shoes

La crisi del comparto calzaturiero imperversa in tutta la Puglia, non solo in Salento. A Barletta sono in stato di agitazione un centinaio di dipendenti di Vingi Shoes, azienda che dalla produzione di stampi per calzature è passata nel 1985, sotto la guida di Gioacchino e Vincenzo Grimaldi, a realizzare stivali antipioggia e dopo-sci (nella foto, tratta da vingishoes.com). Da lunedì 7 ottobre gli operai sono in sciopero, proclamato fino all’11 ottobre e durante un sit-in di protesta ai cancelli dell’azienda, nei giorni scorsi, hanno espresso tutte le loro preoccupazioni. Alle quali l’azienda ha risposto in maniera molto netta.

Il caso Vingi Shoes

L’azienda barlettana ha ottenuto il riconoscimento dello stato di crisi con i conseguenti benefici della cassa integrazione guadagni straordinaria. La CIG “è partita il 4 marzo scorso per 12 mesi – spiegano i sindacati -. La società si era impegnata ad attuare un piano di rilancio e risanamento che chiaramente sta per essere disatteso visto quanto sta accadendo”. L’accusa sarebbe quella di aver disposto la vendita di macchinari e immobili di proprietà dell’azienda. Oltre al mancato versamento ai fondi di previdenza complementare delle quote di TFR.

 

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La replica di Vingi Shoes

La replica di Vingi Shoes è netta. Smentisce la vendita di macchinari e contesta ai sindacati la mancata volontà di un incontro, richiesto per scongiurare lo sciopero il 7 ottobre. Ribadisce che a tutti i dipendenti con rapporto di lavoro cessato, nonostante il periodo di difficoltà economica, ha sempre corrisposto il TFR e le spettanze finali. I lavoratori e le rispettive organizzazioni sindacali ben sapevano che vi era l’intenzione, o meglio, la necessità, di procedere alla vendita del capannone di Via Dell’Euro a Barletta, ove è collocata la sede aziendale – spiega la nota di Vingi Shoes -. Così come erano stati messi a conoscenza che ci sarebbe stato un trasferimento nei prossimi mesi presso altra sede, unitamente a tutti i macchinari di cui è proprietaria, al fine di procedere ad un risanamento aziendale che potesse rilanciare la società sul mercato.

Drastica riduzione delle commesse

“Come ben noto a tutti i lavoratori, la società negli ultimi anni ha attraversato un periodo di forte crisi economica a causa della drastica riduzione delle commesse e conseguente crollo del fatturato. Ciò nonostante, mai si è contemplata l’ipotesi di licenziamenti. Corrispondendo, invero, puntualmente i salari a tutti i dipendenti, cercando di ridurre al minimo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. La grave e perdurante crisi economica ha costretto l’azienda a operare scelte imprenditoriali molto sofferte, privilegiando il pagamento dei fornitori di materie prime. Scelte che sono state fatte unicamente per la salvaguardia e continuità dell’attività produttiva. Volta a garantire ai lavoratori il pagamento degli stipendi, come un buon padre di famiglia”. L’azienda contesta ai propri dipendenti l’assenza senza preavviso martedì 1° ottobre, prima della proclamazione dello sciopero, sanata con l’invio di certificati di malattia. Questo ha causato il blocco della produzione di una commessa da 800.000 euro da consegnare in tempi brevissimi.  “L’azienda invita ancora una volta i propri lavoratori e le proprie lavoratrici – così si conclude la nota della Vingi Shoes -, unitamente alle proprie rappresentanze sindacali, ad un dialogo”.

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