Un passato solido che garantisce un futuro meno instabile. L’Ufficio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha analizzato l’effetto della pandemia sul settore calzaturiero. La curatrice Anna Maria Moressa ha presentato ieri (21 ottobre 2020) la ricerca focalizzandosi sul distretto della Riviera del Brenta durante un webinar con Confindustria Venezia (nel riquadro, immagine tratta da Facebook).
La Riviera del Brenta
I dati di Intesa Sanpaolo raccontano che nel 2019 il calzaturiero del cluster veneto ha esportato per un valore di 852 milioni di euro e importato materiali per 440 milioni. La Francia si è rivelata il cliente migliore, acquistando il 321% in più. Ciò dimostra il legame sempre crescente fra le griffe e questo territorio. E proprio tale elemento potrebbe rappresentare il punto di forza per la ripresa. Ma possiede anche un valore “retroattivo”. In altre parole, ha garantito negli ultimi anni un consolidamento dei calzaturifici che ora affrontano la crisi in modo più strutturato.
I commenti
“Abbiamo avviato un progetto su sostenibilità e qualità made in Venice” ha annunciato il presidente di ACRIB Gilberto Ballin, al vertice di un’associazione che rappresenta 550 aziende calzaturiere. Siro Badon, suo predecessore e attuale presidente Assocalzaturifici, ha parlato di CRV come “una tempesta che ci è piovuta addosso”. Le previsioni, come ha spiegato lo stesso Badon, indicano un calo di fatturato a livello nazionale di circa il 35%. “In questo quadro, però, la Riviera del Brenta sembra soffrire meno” ha proseguito, sottolineando “la grande capacità di resilienza del settore, che deve affrontare una nuova fase di transizione, dopo le numerose trasformazioni del passato”.
Nella foto, immagine tratta da caravelleshoes.it
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