“O interviene il Governo ad aiutarci o migliaia di aziende rischiano di chiudere”. La pandemia pesa sulla scarpa made in Italy: Assocalzaturifici e sindacati lanciano l’allarme.
L’allarme della scarpa
“Il settore del calzaturiero nel nostro Paese sta attraversando il momento più difficile dal dopoguerra”. Inizia così la nota congiunta firmata dal presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, e dai rappresentanti dei sindacati di categoria FILCTEM CGIL, FEMCA CISL e UILTEC UIL. Il settore italiano, formato da oltre 7.000 imprese (produttori di componentistica inclusi) dà lavoro a circa 75.000 addetti e genera un fatturato annuo di oltre 14 miliardi di euro. Ed è minacciato dalle conseguenze della pandemia che rischiano di far saltare il sistema, con conseguente perdita di posti di lavoro e know how aziendale”.
Migliaia di aziende
Assocalzaturifici e sindacati si rivolgono congiuntamente al Governo e alle istituzioni. Chiedono, “urgentemente”, di “convocare le parti sociali per concordare azioni mirate di sostegno del settore, attraverso un intervento forte e strutturale, per garantire sia i livelli occupazionali che le produzioni”. In particolare, sollecitano un incontro con i ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Tra le proposte avanzate a beneficio delle “migliaia di aziende che rischiano di chiudere” c’è l’estensione della CIG per tutto il 2021. E, anche, “la riduzione della fiscalità a carico sia dei dipendenti che delle aziende”. A pesare sull’andamento del comparto, conclude la nota congiunta, sono le prospettive economiche e la situazione di mercato. Ma anche il dumping e la concorrenza sleale, le crisi che si sono susseguite dal 2008 e le diverse fiere di settore annullate. (mv)
Immagine d’archivio La Conceria
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