Cosa resterà dei distretti italiani? È la domanda che pone (e si pone) Giuseppe Zanotti, fondatore e titolare dell’omonimo calzaturificio di San Mauro Pascoli partecipato al 30% da L Catterton (fondo di private equity controllato da LVMH). In altre parole, Zanotti nota come nel distretto calzaturiero romagnolo (così come per altro accade negli altri cluster italiani) non nascano nuovi brand o nuove aziende con una identità. Non solo. Molte imprese stanno lasciando la produzione a marchio proprio per trasformarsi in fornitori delle griffe. Troppo terzismo, insomma, potrebbe innescare il graduale impoverimento del distretto che rischia di perdere la propria autonomia imprenditoriale.
Troppo terzismo
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Zanotti spiega che il distretto calzaturiero romagnolo è in buona salute, ma non nasconde i suoi timori. “Trovo un po’ triste vedere che non nascono nuovi brand, nuove aziende con una propria identità, una propria collezione e una propria linea. Il timore è che gradualmente i distretti si impoveriscano, oppure si sia costretti a produrre senza un proprio marchio”. In questo modo resterebbero più vulnerabili poiché qualora le griffe decidessero di trasferire la produzione altrove, le fabbriche resterebbero ferme.
Le imprese-università
Zanotti parla anche di formazione e dell’impossibilità di fare piani a lungo termine. Questa è la problematica principale che le aziende come la sua devono affrontare. Ovvero il “non poter decidere certi tipi di investimento senza il timore di ritrovarsi poi in una situazione catastrofica come quella dello scorso anno”. Quanto alla formazione, va bene quella che viene effettuata nelle scuole e attraverso i corsi, ma le imprese “restano le vere università” del saper fare. E i politici, conclude, dovrebbero saperlo. (mv)
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