Le proteste dei terzisti cinesi nei confronti di Toolk, calzaturificio di Monte Urano, non accennano a diminuire. E sono continuate anche oggi, per il terzo giorno. L’azienda calzaturiera, che ha avviato una procedura di ristrutturazione del debito, apre a un confronto e spiega la sua versione dei fatti.
Le proteste dei terzisti cinesi continuano
Anche stamane, un gruppo di terzisti cinesi si è radunato nei pressi dell’azienda dalla quale vanterebbero crediti non saldati. Hanno impugnato cartelli e piazzato megafoni che ripetono, in continuazione e senza sosta, le ragioni della protesta. E hanno distribuito volantini con la scritta “l’azienda deve pagare”. La situazione è sotto il controllo di Polizia e Carabinieri, mentre alcuni “intermediari” hanno tentano di avviare un dialogo con manifestanti. Senza riuscirci.
La versione di Toolk
Toolk “ha avviato una procedura di ristrutturazione del debito, inviando a tutti i creditori e, quindi, anche a coloro che animano le proteste, una proposta di pagamento dei rispettivi crediti. E ha iniziato una trattativa per la formalizzazione di questo accordo” ha comunicato il calzaturificio in una nota ufficiale firmata dal suo legale rappresentante, Luigi Gobbi. “Al momento, quindi, non deve passare l’idea che la società non vuole pagare i propri debiti. Anzi, Toolk, attraverso i propri professionisti, ha studiato un piano di risanamento in grado di consentire il pagamento in egual misura a tutti i creditori di pari livello”.
Le cause della crisi
La nota ufficiale di Toolk spiega anche le cause che hanno portato alla crisi del calzaturificio. Per esempio, alcuni clienti che hanno sospeso i pagamenti e non hanno ritirato le calzature. “Invito quanti protestano disordinatamente a sedersi intorno a un tavolo per cercare un confronto costruttivo che conduca reciprocamente a un risultato utile e che permetta quanto prima la ripartenza dell’intero settore e, quindi, delle nostre calzature” conclude la nota. (mv)
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