Eli, l’azienda che gestisce la licenza worldwide di produzione e distribuzione delle scarpe Liu Jo, sta bruciando le tappe. Nata nel 2016 con sede a Civitanova Marche (Macerata), la società tra Marco Marchi (patron di Liu Jo e Eccellenze Italiane, a destra nella foto) e Maurizio Croceri (CEO di Eli, a sinistra nella foto) sembra aver trovato le chiavi per cavalcare il mercato in ogni sua tendenza e cambiamento. La pandemia non l’ha scalfita e oggi prevede di chiudere il 2021 con vendite superiori rispetto a quelle indicate sul business plan. Maurizio Croceri ci spiega il perché.
Le scarpe Liu Jo
Come è andato il 2020?
Siamo consapevoli di essere un’eccezione nel mondo della moda. Nel 2020 abbiamo registrato un incremento del 30% sul fatturato del 2019, arrivando a 45 milioni di euro. Un risultato frutto di scelte coraggiose e di un cambio di strategia importante messo in campo velocemente e con determinazione, siglando partnership con i nostri clienti.
Quali sono stati i modelli di calzature più venduti nel 2020?
Le sneaker rappresentano la quota di fatturato più importante, considerando anche la loro funzionalità nella quotidianità di ogni donna in tempi di pandemia. Nella stagione autunno-inverno 2020/2021 anche gli stivaletti bikers hanno incrementato la quota di fatturato.
Come si cresce in tempo di pandemia?
Con una mentalità da startup, restando focalizzati sugli obiettivi, lavorando con disciplina e mettendo al centro le persone. Limiti e difficoltà sono il più grande motore per la creatività. E poi grazie al coraggio di cambiare, anche ogni giorno, se necessario. Il mondo intorno a noi si muove con un ritmo frenetico e la sfida di cavalcare sempre l’onda è la più stimolante.
Oltre ai numeri, qual è stato l’impatto della pandemia sui vostri progetti?
L’unico progetto messo in standby è “Liu Jo My Identity in tour”. È un circuito di eventi in store durante i quali il cliente ha la possibilità di customizzare l’iconica sneaker Liu Jo grazie alla presenza sul posto di un’artista.
Quali strategie applicate per preservare redditività, immagine e fatturato?
Premiante è sicuramente il business model che abbiamo implementato ormai da diverse stagioni. Ci permette di lavorare in modo elastico su progetti verticali. Abbiamo attivato progetti di collaborazione con talent del mondo digitale per creare capsule di prodotto dedicate ai loro follower.
Le previsioni
Quali previsioni per il 2021?
Gli ordini per l’autunno-inverno 2021/22 sono aumentati a doppia cifra rispetto alla stessa stagione dell’anno precedente. Prevediamo di chiudere l’anno a 53 milioni di euro di ricavi, battendo il nostro business plan che prevedeva di arrivare a 50 milioni.
Quali le maggiori criticità e opportunità in questo periodo?
La criticità maggiore sta nel non poter viaggiare per ricerca, aspetto molto importante nel nostro settore. Viaggiare alimenta la creatività, cioè il motore dell’azienda. Dall’altro lato questa situazione ha accelerato il progetto di digitalizzazione su cui eravamo già al lavoro. Circa un anno fa abbiamo lanciato la piattaforma “Liu Jo Shoes Private Showroom”, un’area virtuale tailor-made nella quale ogni cliente può accedere e costruire una proposta ad hoc per le consumatrici. Senza dimenticare un altro vantaggio essenziale, la sostenibilità.
Quali programmi nella digitalizzazione?
Nel 2020 ci siamo focalizzati nei progetti B2B, nel 2021 il focus sarà il B2C. Abbiamo creato una piattaforma di vendita e-commerce multibrand, dedicata al consumatore finale. Un contenitore di concetti e di oggetti in cui è possibile acquistare prodotti: conoscerne la genesi, le storie legate al fashion globale, l’ambiente e le sottoculture che gravitano attorno al mondo streetwear e lifestyle. (mv)
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