Come vive la Puglia della calzatura l’attacco del Coronavirus? In un mix di attesa e strategie per evitare conseguenze gravi, ad oggi non facilmente prevedibili. Le testimonianze da Leo Shoes, Jeannot e Pezzol.
Leo Shoes, Jeannot e Pezzol
Il primo passo, per continuare a produrre in questi giorni, è stato la sanificazione degli ambienti di lavoro. Come hanno fatto alla Leo Shoes di Casarano. “Al momento abbiamo deciso di non chiudere, di sanificare e garantire il lavoro – spiega Antonio Sergio Filograna –. Ci sarà una turnazione del personale in misura del 50%, in maniera tale da poter garantire le distanze di sicurezza. Mi è stato chiesto di produrre anche le mascherine per far fronte all’emergenza Coronavirus, ma stiamo aspettando le autorizzazioni per farlo. Intanto bisogna registrare i flussi irregolari dai fornitori della componentistica, necessaria alla realizzazione dei nostri prodotti. In Lombardia e Veneto hanno ridotto o chiuso, e anche da Emilia, Toscana e Marche ci sono problemi con il reperimento dei materiali”. Filograna però, da imprenditore abituato alle sfide difficili, concorda con l’idea di massima di Cucinelli, con l’invito a ripartire passata l’emergenza Coronavirus. “Purtroppo stiamo vivendo l’oggi, e dobbiamo evitare di esporci più del dovuto – continua –. Quando usciremo da questo momento, saremo capaci di andare oltre e magari ci sarà un nuovo boom. Ma dobbiamo anche essere realisti, il momento è complicato ma l’Italia, nei momenti più drammatici si è sempre ricompattata”.
Ipotesi da Molfetta
Risalendo il tacco d’Italia a Molfetta, lungo la manovia di Jeannot si continua a lavorare, rispettando la richieste e i protocolli con i sindacati per la tutela dei lavoratori. “La manovia è in funzione e gli operatori sono già distanziati. Inutile nasconderlo, prima del lockdown abbiamo avuto lettere di annullamento – spiega Alessandro Porta, responsabile amministrativo e commerciale di questa realtà alla terza generazione –. Confidiamo che per il 10 aprile si possa ripartire: abbiamo i sandali da consegnare. Noi stringiamo i denti e proveremo a far fronte alle consegne. Cerchiamo di capire qual è il male minore: è davvero un atto di fede nella ripresa della normalità”.
Chiusure a Barletta
Se Jeannot ha deciso di continuare a produrre le sue calzature che coprono la fascia medio-alta del mercato, lo stesso non accade, nel comprensorio barlettano della calzatura. Qui il pronto moda è fermo da alcuni giorni. Ma nella zona industriale della Città della Disfida, c’è chi, nonostante le difficoltà, è al lavoro.
La testimonianza
Il tema degli approvvigionamenti di materiale in questi giorni di emergenza Coronavirus è uno dei tratti comuni e problematici dell’intero comparto calzaturiero pugliese. Anche per Pezzol Industries, che produce scarpe antinfortunistiche. “Abbiamo un rallentamento dei rifornimenti dall’Albania – spiega Michele Piazzolla, co-owner dell’azienda barlettana –. Soprattutto, ci sono fornitori del nord Italia che hanno chiuso. Le nostre giornate sono completamente diverse, non ci sono più viaggi e incontri: leggiamo decreti e ci adeguiamo alle richieste, anche se è davvero complicato reperire i DPI per i nostri collaboratori. Per loro – sottolinea Piazzolla – lavorare con le mascherine non è semplice, e anche l’efficienza dell’intero processo produttivo ne risente. La supply chain non si ferma ma ci aspettiamo una riduzione o una interruzione dell’attività, anche se mi auguro non accada”. Cosa c’è nel futuro prossimo stravolto dal Coronavirus della Safety Shoes made in Puglia è ancora presto per dirlo, tra salvaguardia degli aspetti sanitari e cassa integrazione da valutare. “Abbiamo un cadenzamento dei programmi di lavoro sui 3 – 4 mesi – conclude Piazzolla –, ma un rallentamento delle commesse è inevitabile”. (aa)
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