Il dato nazionale è in calo del 16,4%. È quello relativo all’export della scarpa italiana nel 2020, elaborato dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici. In valore, si traduce in quasi 8,9 miliardi di euro. Erano 10,6 nel 2019. Il disagio è diffuso lungo tutto lo Stivale, come dimostrano i dati delle prossime righe, suddivisi regione per regione.
Regione per regione
Veneto
Il Veneto conferma nel 2020 il suo primato nel valore della produzione nazionale pesando per il 27,5% del totale. Per quanto riguarda l’export, tra il 2019 e il 2020 i calzaturifici veneti hanno venduto all’estero l’11,1% in meno passando da 2,711 miliardi di euro a 2,445 miliardi. Per ritrovare un dato simile occorre ritornare al 2015. La provincia di Venezia è in calo del 29,6%, quella di Padova del 29,2%. Il distretto dello Sportsystem perde il 14,3%. “La situazione che sta vivendo il distretto calzaturiero della Riviera del Brenta è molto complessa – commenta il presidente ACRIB Gilberto Ballin -. Le principali destinazioni dell’export hanno registrato cali sensibili: Francia (-27,9%), Germania (-29,1%), Regno Unito (-52,7%) e Spagna (-34,8%). Ha retto il mercato statunitense (32,2%), così come quello cinese (30,9%) e degli Emirati Arabi Uniti (27,7%)”. In controtendenza la provincia di Verona dove l’interscambio segna un +3,4%.
Marche
A fine 2020 il numero di calzaturifici e produttori di parti di calzature è sceso sotto le 3.000 unità (-4,7%). Quello degli addetti ha perso il 7,6%, riducendosi 1.706 unità, per un totale di 20.663. Sul fronte dell’export la flessione è stata del 27% (in valore) sul 2019. Il 2020 è stato il settimo anno consecutivo di calo e, a confronto con il 2013, il crollo è stato verticale: -42,9%. “Abbiamo problemi di riscossione con i clienti, di liquidità e le vendite sono poche. Il digitale? È l’unica alternativa: ma non risolve” commenta Valentino Fenni presidente della Sezione Calzature di Confindustria Centro Adriatico.
Toscana
L’export dei calzaturifici toscani registra una contrazione del 21,5% su cui pesa soprattutto il secondo trimestre 2020: -60,2%. Nella seconda metà dell’anno, invece, il settore ha registrato una ripresa (+5,4% nel terzo trimestre e +7,6% nel quarto), ma non tale da compensare i cali dei 6 mesi precedenti. Con 1,95 miliardi di euro in valore, l’export toscano rappresenta la seconda regione italiana, pesando per il 22% sul totale. I calzaturifici della provincia di Firenze sono quelli che hanno performato meglio (1,48 miliardi di euro,) nonostante un calo del 17,3%.
Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna, sono 18 le imprese perse e 272 i posti di lavoro andati un fumo. L’export 2020 registra una flessione del 12,4% in valore sul 2019. Tutti i primi 5 mercati di sbocco sono in negativo. Pesa la flessione dell’export verso gli USA: -32,7%).
Puglia
In Puglia il calo dell’export nel 2020 è stato del 16,1%. Un dato che rispecchia l’andamento della provincia BAT (Barletta, Andria e Trani) che l’anno scorso ha registrato una diminuzione del 17,8%. Più contenuta la flessione di Lecce: -9,6%.
Campania
La Campania è al nono posto nella graduatoria dell’export calzaturiero italiano, scavalcata dal Lazio. Però nel 2020 il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti di calzature) è salito di 13 unità, anche se gli addetti hanno registrato un saldo negativo di 194 occupati. L’export ha subito una forte flessione (-39,1% in valore) rispetto al 2019. Un risultato frutto della grande riduzione di tutte le principali destinazioni dell’export campano. In particolare, la Germania ha dimezzato i suoi acquisti.
Lombardia
La Lombardia riesce a contenere l’ondata di negatività. I suoi calzaturifici hanno esportato il 17,7% in meno dell’anno scorso, passando da 1,83 miliardi di euro a 1,5 miliardi. La produzione lombarda vale il 16,9% di quella nazionale contro il 17,2% di del 2019. I calzaturifici milanesi, nel dettaglio, tra gennaio e dicembre 2020 hanno incassato 1,06 miliardi contro gli 1,31 dell’anno precedente (-18,8%). Dati in positivo per la provincia di Varese che cresce del 14,8%.
Piemonte
In Piemonte le esportazioni scendono del 3,4% tra 2019 e 2020. Novara regge, con un interscambio commerciale in calo del 5,5%. I calzaturifici della provincia di Torino mostrano una particolare resilienza, incassando l’1,4% in meno e passando dai 56 milioni di euro del 2019 ai 55,23 del 2020.
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