Una lotta contro il tempo. Il mercato della calzatura, così come quello della moda, vede nella velocità di consegna una delle sfide più attuali e importanti per stimolare i consumi. Nel corso della presentazione del nuovo quartier generale di Timberland a Londra, il direttore creativo Christopher Raeburn ha, infatti, spiegato che “abbiamo tempi di sviluppo incredibilmente lunghi, un progetto può richiedere sei mesi, mentre la produzione ne ha bisogno altri nove. Quindi, spediamo il prodotto nei negozi con la speranza che il cliente arrivi e abbia voglia di comprarlo. Un livello di rischio e di complessità fenomenale”. Come riporta Fashion Network, Raeburn ha citato, tra le soluzioni in atto, il progetto pilota Timberland denominato Construct 10061: “Abbiamo coinvolto designer da tutto il mondo, li abbiamo messi in team con i nostri e poi siamo andati nella nostra fabbrica nella Repubblica Dominicana. In 4 giorni abbiamo prodotto circa 40 prototipi. Sono stati postati su Instagram e i follower hanno potuto votare quelli che più gli piacevano”. Raeburn l’ha definito un esempio di localizzazione globale“.
Una lotta contro il tempo più ampia e complessa, invece, la stanno affrontando i gruppi USA che hanno deciso di trasferire parte della produzione dalla Cina verso altri Paesi del Sud Est asiatico. Obiettivo: aggirare i dazi Trump. Si stanno accorgendo che non è così facile. Se il livello di produzione è in linea con quello cinese, logistica e infrastrutture non lo sono altrettanto. Risultato: inefficienze, rallentamenti, maggiori costi. La questione era stata evidenziata da Bloomberg ed è stata approfondita dal Wall Street Journal che riporta le parole di Andrea Shaw Resnick, direttore finanziario di Tapestry (marchi Coach, Kate Spade, Stuart Weitzmann): “Gli investimenti infrastrutturali nei porti del Sud Est asiatico semplicemente non hanno tenuto il passo”. Tapestry produce in Vietnam, Filippine e India e Resnick ha affermato che l’ingorgo logistico ha portato a “tempi di consegna più lunghi, con più scorte in mare in un dato momento”. Sul tema ha espresso preoccupazione anche Rob Wallstrom, ceo di Vera Bradley, produttore americano di accessori moda (utilizza anche pelle conciata al vegetale) che ha dimezzato l’approvvigionamento dalla Cina: “Una delle sfide è la tempistica – ha dichiarato a WSJ -. Le consegne provenienti da Paesi al di fuori della Cina aggiungono giorni al nostro normale ciclo di produzione. Parliamo di approvvigionamento di materie prime e tempistiche delle rotte di spedizione”. (mv)
Immagini tratte da it.coach.com e timberland.it