3A Antonini, azienda fondata a Verona nel 1945, si avvia a concludere le trattative con i creditori per la liquidazione, ai sensi della legge fallimentare. L’azienda aveva avviato lo scorso anno una procedura di liquidazione volontaria per coprire l’esposizione debitoria stimata pari a 34 milioni di euro, di cui 20 milioni verso le banche. A fronte dell’indisponibilità del sistema bancario a sostenere un piano di risanamento dell’impresa, la società controllata dalla famiglia Martini-Antonini aveva optato per una soluzione liquidatoria “al fine di evitare la perdita dei residui valori aziendali e consentire l’allocazione nel mercato dei residui livelli occupazionali”. Dopo aver ceduto ad aprile 2012 il marchio Lumberjack, che l’aveva portata al successo negli anni ’80, ai turchi di Ziylan, il 23 maggio era stata aperta la procedura di mobilità/cassa integrazione che le ha consentito di preservare almeno parzialmente i livelli occupazionali. A settembre i legali della società, scrive il quotidiano veronese L’Arena, avevano quindi presentato al tribunale di Verona un’istanza di concordato preventivo “in bianco”, nuovo istituto introdotto dal Decreto Sviluppo, salvo poi avviare trattative con le banche e alcuni fornitori di rilievo, titolari del 65% dei crediti, per tentare di onorare le obbligazioni nell’ambito di un accordo di ristrutturazione dei debiti. In base all’accordo che si sta formalizzando in questi giorni, la società “farà dunque fronte alla propria liquidazione rimborsando integralmente ogni creditore entro 3 anni, e garantendo a 120 giorni dall’omologazione dell’accordo (da parte del tribunale) il pagamento dei creditori finanziariamente più deboli come i fornitori”.
Liquidazione 3A Antonini, accordo quasi raggiunto con i creditori
Sotto la presidenza di Ivo Antonini, quando il marchio Antonini era noto soprattutto per le scarpe da bambino, l’azienda veronese aveva raggiunto la massima espansione della sua storia, occupando fino a mille dipendenti.