Marche, la scarpa chiede tempo e aiuti: intanto Melania è fallita

Marche, la scarpa chiede tempo e aiuti: intanto Melania è fallita

La situazione è preoccupante, ma meno critica rispetto a qualche mese fa. La calzatura marchigiana chiede tempo e aiuti per superare il momento di difficoltà. I segnali negativi sono l’export, in calo nel trimestre 2021 anche su base annua, e i fallimenti che proseguono. Da ultimo Melania.

Tempo e aiuti

Internazionalizzazione e credito sono i temi affrontati nel corso dell’incontro di Fermo dal titolo “Distretto in movimento”. Presente anche il presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, che ha confermato il sentiment del settore, sempre più orientato al conto terzismo. “Il 65-70% del fatturato complessivo arriva dal lavoro conto terzi” ha precisato Badon. A suo avviso, chi ha un brand proprio deve rivolgersi a mercati come Cina, America, e area CSI, piuttosto che all’Europa. “La situazione della calzatura italiana resta preoccupante, ma è meno grigia rispetto ai mesi scorsi – sono le parole di Badon –. Tutti confidiamo molto nel Micam di settembre”. Le incognite però restano.

Gli aspetti critici

L’assenza di brand forti. Nonché modelli e prezzi, che spesso non soddisfano un mercato che privilegia sneaker e prodotti low cost. Sono questi i fattori di criticità delle imprese marchigiane (e non solo) che chiedono aiuto a Stato, Regione e Camera di Commercio Marche. Serve tempo “in attesa che la situazione pandemica si stabilizzi”, è la posizione di Valentino Fenni, vicepresidente Assocalzaturifici e presidente reggente di Confindustria Centro Adriatico. Il ripristino della situazione pre-pandemia viene vista come condizione essenziale per la ripartenza.

I fallimenti

In attesa che arrivi la ripresa il distretto perde i pezzi. Diverse imprese, soprattutto PMI, hanno alzato bandiera bianca. Fallimento anche per Melania, il calzaturificio fondato nel 1966. I nuovi proprietari, F. & C. Gruppo Imprenditoriale d’investimenti e D’Amico Group Holding & Company, entrambi con sede a Pescara, dopo le promesse verbali iniziali non hanno mai dato forma al salvataggio. Con sentenza del 23 luglio, il Tribunale di Fermo ha decretato il fallimento accogliendo la richiesta di alcuni dipendenti. (mv)

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