Dopo tre anni di contrazione, la calzatura italiana inverte la rotta e torna a crescere. Ma Assocalzaturifici, l’associazione confindustriale di settore, frena facili entusiasmi: “Il 2017 si è chiuso all’insegna della stabilità, ma l’andamento favorevole sui mercati internazionali non autorizza a parlare di ripresa”. Il bilancio preconsuntivo 2017 elaborato dal Centro Studi di Confindustria Moda per theMicam registra una produzione in crescita sia in volume (+1%), che in valore (+2,6%). Le note positive arrivano dai mercati esteri dove, considerando anche le riesportazioni, la scarpa italiana fattura il 3,5% in più (9,1 miliardi) a fronte di un export cresciuto dell’1,3% (208,6 milioni di paia). Mentre segnali incoraggianti arrivano, in media, dai principali Paesi di destinazione (Francia, Russia e Cina), accusa un rallentamento il prodotto in pelle: rappresenta la principale voce di mercato (5,7 miliardi), ma cede sia in valore che in volume (rispettivamente – 0,6% e – 2%). Calano ancora i consumi domestici (-0,1%). Diminuiscono su base annua le aziende attive (-2,7%) e gli addetti (-0,2%). “Il settore attraversa un periodo di incertezza: il cuneo fiscale e il costo della manodopera non ci permettono di essere competitivi sul mercato internazionale”, commenta Annarita Pilotti, presidente Assocalzaturifici.
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