Non sorride solo il lusso. Nel terzo trimestre del 2022 Frau mette a segno il +20% rispetto l’analogo periodo dell’anno scorso. Ma qui l’export c’entra poco: vale appena la quota del 10%. Perché l’azienda di San Giovanni Ilarione (Verona) sviluppa il proprio fatturato per il 90% in Italia. Il nostro Paese dà tanto a Frau. Ma anche il calzaturificio veneto dà altrettanto all’Italia, perché non ha mai delocalizzato la produzione svolta nei due stabilimenti di proprietà. Anche i fornitori sono italiani.
Frau fa il +20%
Frau spera di chiudere il 2022 a oltre 20 milioni di euro fatturato. Segnando una performance di crescita rispetto ai 18,6 milioni del 2021. Le vendite sono per il 90% effettuate in Italia, dicevamo. Il segmento femminile genera il 60% dei ricavi, il restante arriva dall’uomo. Nel periodo luglio-settembre 2022 l’azienda ha proseguito nel suo recupero di vendite, mettendo a segno un +20% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. “Ma siamo preoccupati dall’aumento del costo dell’energia e dall’inflazione, aspetti che si rifletteranno nel 2023”, osserva con Repubblica Gabriella D’Arcano, figlia del fondatore Renzo e CEO dell’impresa.
I motivi di timore
Riguardo il costo dell’energia, le preoccupazioni di D’Arcano riguardano soprattutto il potere d’acquisto dei consumatori piuttosto che la bolletta del calzaturificio. Dal 2011, infatti, Frau dispone di un impianto fotovoltaico. L’azienda veronese ha un forte legame con l’Italia. “Quando molti delocalizzavano – rivendica D’Arcano –, mio padre ha investito nel territorio. Noi facciamo tutto internamente. Anche i nostri fornitori sono italiani”. La strategia di Frau, che ha otto negozi monomarca e mille multimarca, è “rivolgersi a nuovi mercati e a nuove fasce di clienti”, anche internazionali grazie alle vendite online. (mv)
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