Flessione del fatturato di 1,4 miliardi di euro nel 2024. È la stima del Centro Studi di Confindustria Accessori Moda per Assocalzaturifici elaborata sulla base dei dati dei primi 9 mesi del 2024. “Nel terzo trimestre dell’anno non si è verificata nessuna inversione di tendenza nella congiuntura del comparto”, spiega Giovanna Ceolini (nella foto), presidente di Assocalzaturifici.
Nessuna inversione di tendenza
Numeri in rosso per il comparto calzaturiero italiano nei primi 9 mesi del 2024. L’export cala del 9,2% in valore, l’attività produttiva crolla del 18,9% (in base all’indice ISTAT della produzione industriale) e il fatturato scende del 9,7%. Un’azienda su 5 ha dichiarato che la diminuzione del volume d’affari è stata del 20% e oltre. Confindustria Accessori Moda stima che il quarto trimestre 2024 sarà in linea con quello del 2023. Ecco perché l’intero anno si dovrebbe chiudere con un calo del fatturato del -9,3%, a 13,2 miliardi di euro (quasi 1,4 miliardi in meno rispetto al 2023). Secondo Ceolini, sul rallentamento del settore pesa anche “la frenata subita da molti brand del lusso, il cui sviluppo aveva contribuito negli anni recenti a sostenere le dinamiche settoriali”.
Resiste la tomaia in gomma
A livello di prodotto, resistono solo le scarpe con tomaia in gomma, il cui export è cresciuto del +8,2% in volume e del +1,3% in valore. Quelle in pelle, da sempre caratteristiche della produzione italiana e che coprono il 65% delle vendite estere in valore, registrano invece contrazioni del -7,1% in quantità e del -8,2% in valore.
Persi 2.619 addetti
Se il fatturato è sceso di quasi il 10%, a livello di quantità prodotte il calo è ancora più significativo. Ciò ha influenzato negativamente la demografia di imprese e addetti. Da gennaio a settembre 2024, la calzatura italiana ha perso, rispetto ai dati di inizio anno, 144 calzaturifici attivi (-4%) e 2.619 addetti (-3,6%). Boom delle richieste di Cassa Integrazione. Nella filiera pelle (che raggruppa calzaturifici, aziende della componentistica, concerie e pelletterie) le ore autorizzate di CIG sono salite a 26 milioni (+139,4% sull’analogo periodo del 2023), vale a dire oltre 4 volte e mezzo quelle concesse nello stesso periodo 2019 pre-Covid. (mv)
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