Spesso raccontiamo dei marchi d’abbigliamento che si allargano negli accessori. Ma il business delle calzature non è per tutti. Tant’è che Levi’s abbandona le scarpe perché la categoria nell’economia del gruppo rimane troppo piccola e probabilmente non redditizia. Una battuta d’arresto che, però, non significa la dismissione completa delle calzature. Levi’s porterà avanti le collaborazioni in ambito calzaturiero, come quelle più recenti con Crocs e New Balance. L’azienda statunitense, famosa per il denim, svolgeva in Europa l’attività calzaturiera: ha sede a Milano la società Levi’s Footwear & Accessories Italy, che nel 2022 ha fatturato 39 milioni di euro con 46 dipendenti.
Levi’s abbandona le scarpe
Levi’s vuole tagliare i costi e concentrarsi sulle attività principali. Nel piano strategico denominato “Project Fuel” ci sono già i risparmi generati dai tagli al personale e dagli sconti meno aggressivi su jeans e abbigliamento denim. Il 3 aprile, nella conference call con gli analisti relativa ai risultati finanziari del trimestre, la CEO Michelle Gass ha annunciato la chiusura dell’attività calzaturiera. “Dopo una revisione strategica delle nostre categorie, abbiamo preso la decisione di chiudere la nostra piccola attività di calzature Levi’s. Questo, insieme alla decisione di uscire dal marchio Denizen nell’ultimo trimestre, aiuterà i nostri piani a sbloccare il vero potenziale del marchio Levi’s a livello globale”.
Cosa faceva
Secondo Footwear News il business delle calzature ha sede in Europa e non ha mai raggiunto dimensioni significative. “È una piccola impresa, è in calo, non è la nostra competenza principale”, ha detto Gass in un’intervista. La CEO però ha precisato che il marchio continuerà a fare collaborazioni, alcune delle quali si sono rivelate efficaci e a volte sono andate sold out in pochissimo tempo. A Milano dalla fine del 1988 c’è la sede della Levi’s Footwear & Accessories Italy Spa che nel 2022 ha fatturato 39 milioni di euro con 46 dipendenti. (mv)
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