Obuv: nel grigiore generale hanno fatto affari le aziende italiane che hanno delocalizzato per ridurre i prezzi. Questa, in estrema sintesi, l’analisi offerta dal presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti (nella foto) della fiera che si è chiusa ieri a Mosca con 125 espositori italiani. “In confronto all’edizione di ottobre 2015, stimiamo un calo di presenze pari a circa il 20%, non è un dato certificato, ma attendibile – afferma Pilotti -. I pochi buyer che hanno partecipato andavano a caccia del prezzo e, prima ancora di visionare le collezioni, chiedevano il costo. In questo modo sono state favorite le imprese che proponevano prodotti a prezzi bassi, ma non made in Italy. Non importa se realizzati in Serbia, Albania, Turchia o Cina e venduti da calzaturifici italiani con un prezzo al di sotto dei 40 euro. Queste aziende italiane hanno sicuramente lavorato”. Secondo Pilotti lo scenario economico russo sta migliorando, ma “per fare ripartire in pieno il mercato occorrerà attendere ancora un altro anno, anno e mezzo”. Riguardo al salone “vorremo evitare di iniziare di lunedì e vorremo cambiare padiglione, creando nuovi layout e cercando di rinnovare la fiera, ma ci sono scarse possibilità visto il fitto calendario”. Infine il messaggio alle istituzioni: “Assocalzaturifici continuerà a sostenere le aziende con i voucher e, in collaborazione con ITA-ICE, continuerà a investire su questo mercato. Mi auguro anche che le regioni interessate, in particolare le Marche, diano il loro contributo a progetti mirati in sostegno delle aziende che continueranno a presidiare questo mercato, che oggi è purtroppo ancora in crisi”. (mv)
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